Diario di bordo della giornalista Cristina Mas sulla nave sequestrata a Pozzallo

“Dateci i migranti o vi uccidiamo”

La nave della Ong Proactiva Open Arms sequestrata a Pozzallo

POZZALLO (Ragusa) – «Dopo un’ora da quando avevamo iniziato il recupero dei bambini e delle loro madri a 73 miglia dalla costa libica, in acque internazionali, con gli uomini ancora sul gommone, siamo stati avvicinati da un pattugliatore libico a tutto velocità. Il comandante libico con un megafono, per tre volte, ci ha gridato “dateci i migranti, oppure vi uccidiamo”, la prima volta ci ha concesso tre minuti, l’ultima trenta secondi…».
È il racconto drammatico di Cristina Mas, la giornalista catalana del “diari Ara” di Barcellona. La reporter per una settimana è stata imbarcata sulla nave della Ong spagnola ProActiva Open Arms, sottoposta a sequestro a Pozzallo dalla magistratura distrettuale di Catania che ipotizza il reato di associazione per delinquere finalizzata all’immigrazione clandestina.
Cristina Mas, insieme a un fotografo che ha immortalato i momenti più drammatici dell’operazione, ha scritto un diario di bordo.
A Pozzallo, dove si trova, ha parlato a lungo con i cronisti: «Per oltre un’ora la motovedetta libica ha girato attorno alle nostre due lance di salvataggio e al barcone con i migranti uomini che erano rimasti sul gommone. Sino a quando Roma non ha ordinato di consegnare i migranti ai libici. In quel momento gli uomini che avevano affrontato il mare e che stavano sul gommone, temendo che i libici li potessero catturare, si sono buttati in acqua preferendo morire annegati piuttosto che andare con loro. Seguendo l’ordine di Roma, un libico è salito sul gommone e ha provato a prendere con la forza i migranti che tentavano di respingerlo. Non potendo fare di più, ha desistito ed è ritornato sul pattugliatore consapevole che non avrebbe mai potuto prenderli tutti».
A quel punto «Roma ha ordinato a noi il salvataggio e per ventiquattro ore non ci ha comunicato dove far sbarcare la gente. Bisogna tenere conto che la situazione era molto complicata: i migranti avevano freddo, fame e molti erano disidratati. Quel gommone avrebbe retto solo per qualche ora. Siamo partiti dal punto del soccorso e abbiamo navigato 24 ore senza sapere dove poter far sbarcare i migranti. Solo dopo Roma ci ha comunicato il porto di Pozzallo…». (agi)

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