ROMA – Risale al novembre 2019 la richiesta di archiviazione della Procura di Roma dell’inchiesta che vede indagati 5 giornalisti del Tg1 per stalking nei confronti della loro collega e conduttrice Dania Mondini. I fatti risalgono al 2018 e il procedimento era nato dalla querela presentata dalla giornalista che denunciava «sistematiche aggressioni psicologiche operate mediante una serie di comportamenti vessatori e denigratori da parte dei propri superiori sul posto di lavoro, ritenendosi, pertanto, vittima di “mobbing” a causa dell’ostracismo perpetrato nei suoi confronti».
Mondini «dava atto dell’inizio delle vessazioni a partire da un ordine di servizio che le imponeva l’obbligo di lavorare nella stessa stanza» con un collega «che soffriva di disturbi della personalità che lo inducevano a comportamenti antisociali in relazione alla cura della persona ed alla pulizia personale, oltre a maleodoranti flatulenze ed eruttazioni, nonché a ripetute violente aggressioni verbali» si legge nella richiesta di archiviazione.
La giornalista spiegava, inoltre, nella denuncia che dopo il suo rifiuto all’ordine di servizio, si sarebbero verificati «una serie di episodi aggressivi, denigratori e ostracizzanti nei suoi confronti da parte degli indagati».
Dopo un anno di indagini nel novembre 2019 la Procura di Roma ha chiesto l’archiviazione, ma all’udienza, sull’opposizione, dell’ottobre 2021 il giudice ha fatto sapere che nel frattempo la Procura generale aveva avocato il procedimento, che da allora è fermo.
Il pm Luigi Fede, nel motivare la richiesta di archiviazione, parlava di «elementi insufficienti a sostenere l’accusa in giudizio nei confronti degli indagati». «La maggior parte dei colleghi» della Mondini «non confermavano quanto affermato dalla stessa», sottolinea il magistrato, spiegando «che non avevano mai assistito a comportamenti verbalmente aggressivi o atteggiamenti vessatori o denigratori nei confronti della collega».
Per il pm, quindi, non ci sono elementi per giustificare l’accusa di stalking, mentre quanto denunciato dalla giornalista potrebbe integrare semmai il reato di mobbing. «In oltre cinquant’anni di carriera è la prima volta che mi capita un’avocazione di un fascicolo con una richiesta di archiviazione già scritta e l’udienza già fissata da parte del gip per discuterne l’opposizione» afferma all’Adnkronos l’avvocato Marcello Melandri, difensore di uno degli indagati.
Interpellati dall’agenzia di stampa Adnkronos, diretta da Gian Marco Chiocci, i legali della giornalista del Tg1, l’avvocato Ruggero Panzeri e il consulente e procuratore speciale Claudio Loiodice, intervengono infatti su «una vicenda iniziata nel 2018 e ancora non risolta».
«Dania Mondini – affermano – ha avuto il coraggio di ribellarsi ad una situazione che tocca soprattuto le donne. E ahinoi ne paga ancora le conseguenze per gli strascichi che tutta questa vicenda ha avuto sulla sua salute. Una vicenda che viene fatta passare per il caso goffo di un collega incivile con cui si deve convivere, ma che in realtà nasconde molto di più. E le nuove carte che abbiamo raccolto e che presenteremo alla Procura Generale, consentiranno, se mai fosse ancora necessario, di comprenderlo bene».
«La nostra assistita, – spiegano i legali di Dania Mondini – resasi conto che le venivano negate promozioni che ad altri invece venivano concesse, sebbene a fronte di minori anni di servizio e ruoli di grado minori, nel 2020 ha chiesto alla Rai l’accesso agli atti per comprendere i metodi di valutazione alla base di questa disparità di trattamento. Si tratta di promozioni fatte nella redazione del Tg1 mattina, alcune davvero strabilianti per velocità di carriera, che riguardavano persone con cui Dania Mondini avrebbe dovuto condividere la stanza al centro dell’attenzione dei quotidiani di oggi. Una stanza con sei postazioni di cui una per il soggetto dai comportamenti incivili di cui non facciamo il nome che aveva gli stessi orari di Dania Mondini, e altri quattro colleghi che, invece, avevano turni a rotazione. La Rai, però, ha negato l’accesso agli atti e noi abbiamo fatto ricorso al Tar che ci ha dato ragione».
«A quel punto – ricostruiscono i legali – la Rai si è rivolta al Consiglio di Stato che ha rimandato la valutazione ad un’altra sezione del Tar. E anche questa volta, un anno fa, il Tar ha dato ragione a Dania Mondini. E di nuovo la Rai ha fatto ricorso al Consiglio di Stato. Siamo in attesa che si pronunci», chiariscono i legali, spiegando che quello fin qui raccontato è il percorso in sede amministrativa ma che, nel contempo, hanno agito anche sul piano penale.
«Contestualmente – spiegano – abbiamo depositato anche una serie di denunce alla Procura di Roma dove il pm assegnatario ha fatto la richiesta di archiviazione alla quale ci siamo opposti. Ad ottobre 2021, il Gip ha poi fissato l’udienza per decidere dell’archiviazione, ma prima che il Gip decidesse se archiviare o fare ulteriori indagini, la Procura Generale ha avocato a sé il fascicolo penale, ritenendo, evidentemente, che vi fosse un nesso di causalità tra i comportamenti degli indagati e le ripercussioni psicologiche su Dania Mondini che, invece, il pm non aveva ravvisato a dispetto dei riscontri medici.
Ora si attendono le determinazioni della Procura Generale. Noi stiamo preparando una integrazione di denuncia con nuovi elementi probatori da presentare alla Procura Generale in relazione a ulteriori fatti emersi che coinvolgono altri dipendenti della Rai, giornalisti e non, oltre ai cinque indagati». (adnkronos)