REGGIO EMILIA – “Dalla gabbia un grido: giornalisti in galera”. Nell’editoriale pubblicato in prima pagina dal quotidiano Gazzetta di Reggio, il direttore Stefano Scansani risponde a muso duro all’ultima minaccia rivolta ai giornalisti, dalle gabbie dell’aula bunker di Reggio Emilia, da alcuni imputati del processo Aemilia contro il clan della ’ndrangheta operante in Emilia Romagna e collegato alla cosca dei Grande Aracri di Cutro, in Calabria. Minacce partite dopo che l’avvocato Stefano Vezzadini, difensore di Gianluigi Sarcone, nell’esaminare un testimone ha affermato che “i giornalisti anche di questo processo scrivono cose non vere, l’ultima ieri l’altro”.
“Insistono”, afferma infatti Scansani ricordando che “il 17 gennaio chiesero al presidente di celebrare Aemilia a porte chiuse, di non permettere la presenza dei cronisti”, mentre “ieri dalla gabbia degli imputati qualcuno ha gridato «giornalisti in galera, scrivono sempre articoli falsi».
“Cioè, – sottolinea il direttore della Gazzetta di Reggio – prima dovevamo star fuori, adesso dobbiamo essere messi dentro. Si tratta del sottile, mimetico, sofisticato combattimento contro di noi e il nostro mestiere, vale a dire l’informazione, ovvero i cittadini e il loro resistere. Dovete sapere che se anche dovessimo finire dentro… continueremmo”.
“Sarebbe un gravissimo errore – commenta la Federazione Nazionale della Stampa Italiana – sottovalutare le nuove minacce che gli imputati nel processo Aemilia e i loro legali hanno rivolto, e non è la prima volta che accade, nei confronti dei cronisti che da tempo seguono tale vicenda. Non è tollerabile che si possano usare persino le aule di giustizia per tentare di intimidire chi svolge il proprio mestiere di informare i cittadini”.
Il segretario generale e il presidente della Fnsi, Raffaele Lorusso e Giuseppe Giulietti, e il presidente dell’Associazione Stampa Emilia Romagna, Serena Bersani, aggiungono che il sindacato dei giornalisti non solo è solidale con i colleghi, ma concorderà con tutti i giornalisti coinvolti la propria presenza alle prossime udienze del processo e, inoltre, promuoverà un’iniziativa pubblica a sostegno dei cronisti minacciati e, soprattutto, a sostegno del diritto dei cittadini ad essere informati su quanto accade nelle loro città.
Dal canto suo, il presidente dell’Ordine dei giornalisti dell’Emilia Romagna, Antonio Farnè, si dice certo che “l’ennesimo tentativo di delegittimare e intimorire i giornalisti messo in atto dagli imputati del processo Aemilia non condizionerà il nostro lavoro di operatori dell’informazione al servizio dei cittadini e della verità. È successo così nel gennaio scorso quando gli imputati chiesero di celebrare il processo a porte chiuse, senza la presenza dei cronisti, succederà così anche questa volta. L’informazione libera è un dovere civile e democratico. Niente e nessuno la può fermare”.
Solidarietà ai giornalisti anche dai sindaci di Reggio Emilia, Luca Vecchi, e Scandiano, Alessio Mammi. “C’è una comunità vigile – assicura Vecchi – e c’è lo sforzo da parte di tutti di conoscere e comprendere fenomeni seri e articolati. È lo stesso articolo 21 della Costituzione a ricordare a tutti quanti ogni giorno che non è colpendo la stampa, ed i media in generale, che si compiono passi in avanti sul terreno della civiltà, quanto piuttosto il contrario”. (giornalistitalia.it)
Processo contro la ‘ndrangheta a Reggio Emilia. Fnsi: “Non sottovalutare le minacce”