ROMA – I vescovi, “per essere al sicuro”, non cerchino “l’appoggio di quelli che hanno potere in questo mondo” né si lascino “ingannare dall’orgoglio che cerca gratificazioni e riconoscimenti”. Così Papa Francesco nella messa per la festa dei santi Pietro e Paolo: “la fiducia in Dio”, ha detto, “ci rende liberi da ogni schiavitù e da ogni tentazione mondana”.
“Oggi – ha aggiunto il Pontefice –, il vescovo di Roma e gli altri vescovi, specialmente i metropoliti che hanno ricevuto il Pallio, ci sentiamo interpellati dall’esempio di san Pietro a verificare la nostra fiducia nel Signore”. Pietro, ha detto ancora il Papa, “ha sperimentato che la fedeltà di Dio è più grande delle nostre infedeltà e più forte dei nostri rinnegamenti. Si rende conto che la fedeltà del Signore allontana le nostre paure e supera ogni umana immaginazione”.
Tra i 24 metropoliti (due soli italiani) che hanno ricevuto il Pallio c’è mons. Giuseppe Fiorini Morosini, arcivescovo metropolita di Reggio Calabria-Bova e giornalista pubblicista iscritto all’Ordine ed al Sindacato Giornalisti della Calabria.
Visibilmente emozionato per il grande dono ricevuto oggi dalla Chiesa, un dono che è anche una responsabilità nei confronti della porzione di popolo affidata alle sue cure, l’arcivescovo-giornalista ha detto di aver “provato una grande emozione nel rinnovare l’atto di obbedienza e fedeltà alla Chiesa…credo che queste due caratteristiche, obbedienza e fedeltà, siano alla base del servizio episcopale di ogni vescovo, che chiaramente vive ed opera in piena comunione col Papa e con tutto il collegio apostolico”.
Dopo la cerimonia, mons. Morosini ha avuto un incontro molto particolare col Santo Padre, nella Sacrestia della Basilica di San Pietro. “Papa Francesco – riferisce Morosini – dopo la visita a Cassano, è rimasto molto colpito dalla realtà calabrese. Mi ha incoraggiato ad andare avanti, con forza e fiducia, nel ministero episcopale a Reggio Calabria. Poi, e questo mi ha sorpreso molto – aggiunge mons. Morosini –, si è ricordato di una lettera che gli avevo inviato, nella quale chiedevo che, per ostacolare l’uso strumentale della Chiesa e dei sacramenti da parte della ’ndrangheta, venissero aboliti per 10 anni i padrini per i sacramenti del Battesimo e della Cresima, almeno per la mia diocesi. Papa Francesco vuole che tutti noi, vescovi della Calabria, ci incontriamo per discutere di questo problema per poi inviargli una relazione scritta”.
La sospensione dei padrini è una questione che sta molto a cuore al presule reggino. Al rientro dall’Assemblea Generale della Cei, svoltasi nel maggio scorso, mons. Giuseppe Fiorini Morosini ne aveva ampiamente parlato dalle colonne del settimanale diocesano l’Avvenire di Calabria, dichiarando che: “il padrino oggi ha perso di fatto il profilo teologico-pastorale, ed é diventato semplicemente una «figura di riferimento» – all’interno di un rapporto di parentela o di amicizia, se non di altro… Una «referenza», insomma, che di fatto, in genere, non ha più nulla di quello che é teologicamente e pastoralmente la figura del padrino”. Anche nelle omelie delle celebrazioni delle cresime, mons. Morosini, forte anche dell’esperienza pastorale vissuta nella Locride, ribadisce con forza questo concetto.
La richiesta di voler sospendere la figura dei padrini dalla celebrazione delle Cresime e dei Battesimi, avanzata già da diversi mesi, è un ulteriore tentativo di contrasto alla strumentalizzazione della Chiesa da parte della criminalità organizzata. Un impegno concreto di cui anche il Santo Padre comprende la delicatezza, per questo chiede a tutti i vescovi della Calabria di riunirsi per discuterne insieme.