PALERMO – “Il giornalista Lirio Abbate chiamò il mio avvocato, Vincenzo Lo Re, dicendogli che, se avessi denunciato i giornalisti Messina e Zoppi per diffamazione, L’Espresso avrebbe pubblicato un dossier su mie presunte e inesistenti pratiche pedopornografiche in Tunisia. Dissi al mio avvocato di riferire ad Abbate che non avevo nulla da temere”. Lo ha detto l’ex presidente della Regione Sicilia, Rosario Crocetta, deponendo al processo per calunnia e diffusione di notizie false ai collaboratori dell’Espresso Piero Messina e Maurizio Zoppi, autori dell’articolo sulla presunta intercettazione tra Crocetta e il suo medico, Matteo Tutino.
Nella conversazione telefonica, sempre smentita dalla Procura, i due avrebbero parlato dell’allora assessore regionale alla Salute, Lucia Borsellino. Il medico, accusato di falso, truffa e peculato, avrebbe detto a Crocetta: “Lucia Borsellino va fatta fuori, come il padre”. Dell’intercettazione, però, come ha ribadito il perito del giudice, non c’è traccia nel fascicolo che riguarda Tutino.
“Quando all’Espresso – ha detto Crocetta davanti al Tribunale – si resero conto che quella telefonata non ce l’avevano, Abbate si premurò di fare questa telefonata all’avvocato. Dissi che potevano pubblicare tutto quello che volevano subito, non avevo nulla da temere. Andavo in Tunisia sempre scortato. Se avessi avuto una condotta illecita, i poliziotti sarebbero stati i primi a denunciarmi”.
“L’ex consulente Nadia Luciano, a giugno scorso, qualche giorno prima che andassi in Procura, mi parlò della presunta attività di dossieraggio messa in atto dal giornalista Messina e dal segretario particolare dell’assessore regionale alle Infrastrutture e trasporti, Giuseppe Montalto. Attività di dossieraggio che riguardavano non solo me anche Antonio Ingroia”, ha aggiunto l’ex presidente della Regione Sicilia.
“Me lo disse per solidarietà – ha proseguito – dopo la vicenda Morace (l’inchiesta Mare nostrum in cui è indagato anche Montalto ndr). Mi disse che Montalto aveva legami con i servizi segreti e lei era impaurita da questi contatti. Volevano sporcare l’immagine di Ingroia perché volevamo rendere tutta pubblica la Sicilia E-Servizi”.
Secondo Luciano, che ha deposto ieri mattina, gli incontri tra Messina e Montalto sarebbero avvenuti “tra marzo e aprile” del 2015. Per il giornalista Messina, queste sono “ricostruzioni false e lo posso dimostrare”. “Non conosco la dottoressa Luciano – ha spiegato rendendo dichiarazioni spontanee – non ho mai parlato in sua presenza. Né ho mai fatto dossieraggio nei confronti di Crocetta. Da metà febbraio a metà marzo ero negli Stati Uniti quindi quegli incontri con Montalto non si sono mai verificati. Dossieraggio nei confronti di Ingroia? Io ho ottimi rapporti con il dottor Ingroia. L’articolo che ho scritto su Sicilia E-servizi è stato scritto a gennaio 2015. Questi elementi dimostrano che è tutto falso”.
Ma alle accuse di Crocetta sono seguite le repliche di Piero Messina e Lirio Abbate. “Non mi sono mai occupato di pedopornografia. È una invenzione di Crocetta”, ha dichiarato Messina aggiungendo che “è vero che è stato l’ex governatore a rimuovere l’ufficio stampa della Regione in cui lavoravo. Ma non ho nulla contro di lui. Io ho collaborato con Borsellino e Crocetta anche gratis”.
“Faccio il giornalista – ha spiegato Messina – e non faccio dossier. Mi sono occupato di Tunisia e della nomina di un dirigente della Regione tunisino. Niente a che vedere con la pedopornografia”.
“Respingo le calunniose accuse fatte da Crocetta nei miei confronti” ha dichiarato, dal canto suo, il vice direttore de L’Espresso Lirio Abbate. “Non ho mai pronunciato o pensato le frasi che l’ex presidente della Regione ha detto davanti ai giudici – aggiunge Abbate – e non mi risulta l’esistenza di un dossier della natura di cui parla Crocetta”. (ansa)