Matteo Ricci Mingani: “A LiberoGiornale ho fornito i server, non certo le notizie false”

“Creo siti, non sono uno spacciatore di bufale”

bufalaROMA – “Non sono io lo spacciatore di bufale, io ospito solo i siti web e offro un servizio, questo è vero”. Matteo Ricci Mingani, 48 anni, di Albenga, al telefono sembra scosso. Da quando ha fatto scalpore la bufala su Paolo Gentiloni premier che invitava gli italiani a fare sacrifici e a non lamentarsi, spacciata da un fantomatico sito Libero Giornale (liberogiornale.com), tutte le piste hanno portato a lui. Anzi alla sua società, Edinet, aperta quest’anno in Bulgaria, a Sofia.

Chi è Matteo Ricci Mingani?

“Io sono una agenzia che si occupa di gestire siti per altri. Creo piattaforme WordPress su misura del cliente e il cliente ci fa quello che vuole”.

E le bufale?

“Io non sono responsabile dei contenuti di Libero Giornale”.

Nel senso che lei non c’entra con quello che scrivono sul sito?

“Esatto. Dietro Libero Giornale c’è una persona che ha un contratto con me e a cui io ho noleggiato i server”.

E sui suoi server ci sono decine di siti che spacciano bufale, non solo quello: questo è vero?

“Esatto, sono più di duecento i siti web che sono sopra quei server e non sono mica tutti di bufale”.

Insisto. Chi è la persona dietro Libero Giornale? Si può sapere?

“Posso solo dirle che la persona che mi ha affidato il sito web Liberogiornale con me ha solo quello”.

E tutti gli altri?

“Altre entità hanno altri giornali anche se chiamarli giornali è una parola grossa”.

Perché la società sta in Bulgaria?

“Io passo gran parte della mia vita in Bulgaria”.

Che tipo di servizio offre ai suoi clienti? Anche la raccolta di pubblicità si direbbe?

“Vero. Ho sviluppato una piattaforma di advertising e io spingo le mie pubblicità dove ho la provvigione”.

Torniamo alla prima domanda: chi è lei? E’ un informatico, uno sviluppatore, un uomo d’affari?

“Io ho fatto un po’ di tutto, inizio come agente di commercio, poi mi sono occupato di software e hardware”.

E poi c’è la politica. Sul web si trova il suo passato in Forza Nuova. E’ stato capo della sezione di Albenga ed è stato espulso per indegnità.

“Siete fatti con la fotocopia voi giornalisti, mi chiedete tutti le stesse cose! Condividevo le idee di Forza Nuova. Poi ne sono uscito”.

Espulso. Per indegnità. E senza appello, ci ha detto oggi il leader di Forza Nuova Roberto Fiore.

“Il loro comunicato stampa di espulsione è arrivato il giorno dopo che l’intera sessione di Albenga si è dimessa. Mi espellete dopo che me ne sono andato, gli dissi”.

E l’indegnità? A cosa si riferisce?

“Eventualmente ne parleremo io e Fiore se vorrà, Fiore continuo a stimarlo. Le mie idee politiche sono sempre di destra”.

Tendenza Borghezio, a giudicare da quello che scrive sui social.

“Mi piace Borghezio, lo conosco da 20 anni, è un amico”.

Insomma, lei non ci sta a essere definito il fabbricante di bufale.

“Il mio legale è pronto a denunciare chi lo afferma”.

E non dirige una galassia di siti di bufale di destra?

“Ho due siti di estrema sinistra, mi pagano il servizio e ciascuno ci mette quello che vuole”.

Mi spiega meglio che servizio offre? Perché molti spacciatori di notizie false si rivolgono a lei?

“Io do un servizio particolare, una piattaforma wordpress che regge picchi di traffico alto. Do assistenza continua 24 ore su 24”.

Ma alcuni siti sono suoi.

“Kontrokultura è mio. E anche altri. Ma non spacciano bufale”.

Chi c’è dietro gli altri? Se non i nomi mi aiuti a capire la fenomenologia.

“Le testate sono di persone o società che hanno comprato da me spazi web”.

E fanno tutti capo ai suoi server?

“Sì perché offro un buon servizio. E poi non scrivono solo bufale. La Gazzetta della Sera, Catena Umana e altri che non fanno altro che copiare da voi gli articoli e rimetterli con un titolo diverso. Le notizie sono tutte copiate”.

Quella di Gentiloni no: era falsa.

“Ma su Libero Giornale c’è scritto che ogni loro notizia non è vera”.

In una riga piccola piccola. Perché lo fanno? Politica o soldi?

“Lo fanno perché fa traffico. E ci fanno i soldi con la pubblicità. Come fa Lercio per esempio.

Ma Lercio è satira! I titoli sono barzelette.

“Si sono barzellette. Quella di Gentiloni no, lo ammetto, ma se la gente condivide senza ragionare è un serio problema. Però anche Il Giornale, quello vero, ha riportato quel titolo falso, salvo poi dire dentro che era una bufala. Voleva fare clic…”

Un sito come questo quanto guadagna?

“Non saprei, forse 60 o 70 euro a bufala. Non sono cifre grandissime. Perché purtroppo la gente condivide, ma non clicca”.

Anche lei in passato ha condiviso molte bufale sui suoi profili social.

“No, solo notizie reali magari messe in una forma diversa. Comunque il mio profilo Twitter è fermo da tanto tempo e se in passato ho condiviso qualche cosa di errato ci può stare. Siamo umani. Su immigrati e altro magari ci sono caduto anche io. Capita”.

Insomma, lei non è lo spacciatore di bufale. Gli offre solo uno spazio web e un modo per farci i soldi.

“Magari fossi io, tutto questo successo lo avrei sfruttato in maniera diversa, non mi sarei nascosto”. (agi)

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