CAGLIARI – Sono oltre 25 gli ex dipendenti del gruppo editoriale Epolis che, stamani a Cagliari, si sono costituiti parte civile nella prima udienza preliminare per il crac di circa 130 milioni di euro.
Fra i 19 indagati dal pubblico ministero Giangiacomo Pilia, per i quali il Gup del Tribunale di Cagliari, Cristina Ornano, dovrà pronunciarsi sulla richiesta di rinvio a giudizio, compaiono l’ex editore Nicola Grauso, 66 anni, e il suo successore Alberto Rigotti.
Due le società fallite che hanno fatto scattare le accuse di bancarotta: Epolis, che pubblicava quotidiani in tutta Italia, e la concessionaria di pubblicità Publiepolis fallita nel 2011.
Nel giugno dello scorso anno la Procura della Repubblica ha ordinato l’arresto dei dirigenti Alberto Rigotti, 65 anni, Sara Cipollini, 43 anni, e Vincenzo Maria Greco, 70 anni, e chiesto il rinvio a giudizio di Nicola Grauso, Francesco Ruscigno, 56 anni, Alessandro Valentino, 43 anni, Carlo Momigliano, 62 ani, Franco Manconi, 69 anni, Giuseppe Virga, 67 anni, Mauro Marciano, 58 anni, Stefano Gobbi, 48 anni, Francesco Raia, 67 anni, Michela Veronica Crescenti, 46 anni, John Gaethe Visendi, 51 anni, Anna Abbatecola, 49 anni, le sorelle Rosalba e Rosanna Chielli, 54 e 44 anni, Claudio Noziglia, 62 anni, Luisella Garau, 72 anni.
Secondo quanto accertato dai militari del Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Cagliari, nell’arco di quattro anni, dal 2007 al 2010, beni e patrimoni di Publiepolis, per quasi 130 milioni, sarebbero stati utilizzati per pagare i creditori della capogruppo Epolis.
Dalle indagini del Pm Pilia sarebbe anche emerso che gli indagati avrebbero destinato a proprio uso esclusivo automobili e ingenti somme di denaro prelevate dalle casse della società Publiepolis, utilizzando carte prepagate e bonifici. Il denaro sarebbe poi servito per le finalità più svariate con il pagamento di alberghi, viaggi, soggiorni e addirittura palestre esclusive.
L’inchiesta sulla bancarotta della società editrice e della concessionaria di pubblicità