Juan Arjón López, sequestrato e ucciso in Messico, è l’ultimo caso di una storia senza fine

Cpj: “Il clima di impunità uccide i giornalisti”

Juan Arjón López e il fuoristrada usato dagli aggressori per il sequestro del giornalista

CITTÀ DEL MESSICO – «Un’indagine rapida, credibile ed esauriente sull’uccisione del giornalista Juan Arjón López». A chiederla alle autorità messicane è il Comitato per la protezione dei giornalisti (Cpj) dopo il ritrovamento del cadavere del giornalista, 62 anni, fondatore ed editore della testata online A Qué Le Temes, del quale non si avevano più notizie dal 9 agosto scorso.
Cpj, nel chiedere di fare luce sull’omicidio ed assicurare i responsabili alla giustizia, sollecita di accertare se l’uccisione di Juan Arjón López sia legata al suo lavoro di giornalista.
L’Ufficio del Procuratore di Stato di Sonora (Fge), diretto da Claudia Indira Contreras Córdova, ha fatto sapere che il corpo di Arjón è stato trovato vicino a una superstrada a sud-ovest di San Luis Río Colorado, una città nello Stato messicano settentrionale di Sonora, al confine con gli Stati Uniti. L’autopsia ha confermato che il giornalista è morto per un violento colpo alla testa ed il riconoscimento del cadavere è avvenuto attraverso i tatuaggi sul corpo segnalati dai suoi familiari.
Mercoledì 17 agosto, le autorità municipali di San Luis Río Colorado hanno riferito che un sospetto è stato arrestato per il suo presunto coinvolgimento nel rapimento e nell’uccisione di Arjón e che il veicolo presumibilmente utilizzato durante l’esecuzione del crimine era stato localizzato il 3 agosto. Veicolo risultato rubato nello Stato americano della California.

Jan Albert Hootsen

«La tragica e brutale uccisione di Juan Arjón López è solo l’ultima registrata in un anno che è già tra i più neri nella recente storia della stampa messicana», ha commentato Jan Albert Hootsen, rappresentante del Cpj per il Messico.
«Sebbene quest’anno – ha spiegato Hootsen – siano stati eseguiti alcuni arresti per altri omicidi di giornalisti, il persistente clima di impunità continua ad alimentare gli attacchi. Per questo è necessario che le autorità messicane conducano un’indagine rapida e approfondita sull’omicidio di Arjón e consegnino i responsabili alla giustizia».
Humberto Melgoza, editore del sito web Contraseña con sede a San Luis Río Colorado e amico di Juan Arjón López, ricorda che il collega, prima di aprire la sua pagina informativa su Facebook, aveva collaborato con OmniCable, una stazione radio ormai defunta, alternando il suo lavoro di giornalista con quello di fattorino per la consegna di pasti per un ristorante locale.
Secondo Melgoza, Arjón ha avuto una vita privata travagliata e al momento della sua morte viveva in un centro di riabilitazione per abuso di sostanze a San Luis Río Colorado: «Era un bravo ragazzo, molto vivace e socievole».

Juan Arjón López

Su A Qué le Temes, Arjón ha trattato numerosi argomenti: dalla criminalità alla politica locale all’ambiente. Gli articoli più recenti sono stati pubblicati il ​​2 agosto e includevano due brevi notizie sugli arresti di persone sospettate di rapine e furti.
Melgoza ha, inoltre, segnalato al Cpj che San Luis Río Colorado ha recentemente assistito a un picco di violenza scatenato dalle bande criminali. «C’è molta presenza di narcotrafficanti qui, che scatena numerose sparatorie».
Secondo il quotidiano locale La Tribuna de San Luis, il comune ha avuto il quinto tasso di omicidi più alto di Sonora nel 2021.
Il Messico è il paese più letale dell’emisfero occidentale per i giornalisti. Secondo una ricerca del Cpj e le statistiche di Rsf, quest’anno sono stati uccisi almeno 11 giornalisti, dei quali almeno tre per rappresaglia. Altre fonti parlano, invece, di 14 omicidi di giornalisti. (giornalistitalia.it)

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