Decano del quotidiano la Nuova Ferrara aveva 87 anni dei quali 70 dedicati al giornalismo

Covid: morto il giornalista Vincenzo Trapella

Vincenzo Trapella

FERRARA – È il ferrarese Vincenzo Trapella il 25° giornalista italiano vittima del Covid 19. È morto all’ospedale Sant’Anna di Cona, a Ferrara, dove era stato ricoverato da alcune settimane per l’aggravamento delle sue condizioni di salute.
Nato il 28 settembre 1933, viveva a Codigoro ed era giornalista pubblicista iscritto all’Ordine dell’Emilia Romagna dal 12 gennaio 2001. Aveva cominciato a scrivere a 16 anni per il “Corriere del Po”, quando aveva iniziato a lavorare come fattorino della Camera del lavoro. Poi aveva collaborato con l’Avanti, la Gazzetta Padana e, sin dalla fondazione avvenuta nel 1989, con la Gazzetta di Ferrara, il quotidiano che oggi gli rende omaggio con un commosso addio “al decano dei collaboratori” firmato dal direttore Luca Traini e dai colleghi Davide Portioli, Alberto Vincenzi, Gian Pietro Zerbini, Marco Nagliati, Sergio Armanino, Davide Boneti, Stefano Ciervo, Paolo Negri, Daniele Predieri, Marcello Pulidori, Gioele Caccia, Alessandra Mura, Annarita Bova, Samuele Govoni e Fabio Terminati.

Vincenzo Trapella, 70 anni al servizio della cronaca

«Degli 87 anni compiuti il 28 settembre scorso, – ricorda la Nuova Ferrara – 70 li aveva vissuti nel nome della cronaca locale. Armato di penna, taccuino, macchina da scrivere prima e computer poi, ha sempre raccontato ciò che avveniva nel suo territorio, Codigoro e l’amato Delta del Po. Con la Nuova Ferrara c’è stata una collaborazione trentennale: il primo articolo agli esordi della testata nel 1989, l’ultimo il 19 ottobre scorso. Nel settembre 2019 aveva anche ricevuto un riconoscimento da parte dell’amministrazione comunale per il suo impegno a livello locale».
«Quello fra il giornalismo e Trapella (per tutti “Trap”) – ricorda ancora il quotidiano ferrarese – è stato un amore scoppiato per caso. Ottenuta la licenza media, Vincenzo dovette interrompere gli studi per la morte del padre e, in quanto figlio maggiore, fu costretto a lavorare, prima al Consorzio di Bonifica poi alla Camera del lavoro. «In quel periodo – aveva raccontato “Trap” – c’erano i grandi scioperi e le occupazioni.

Vincenzo Trapella impegnato in una ripresa televisiva

A Comacchio durante una protesta ci scappò il morto e così vennero inviati due giornalisti professionisti, fra cui Renato Carli Ballola che mi vide interessato e mi chiese di fare il corrispondente per il Corriere del Po. Mi è piaciuto subito questo mestiere…». Presto però arrivò anche la proposta de L’Avanti, il quale non si occupava di cronaca locale, così alla fine preferì passare alla Gazzetta Padana. Dopodiché ecco la Gazzetta di Ferrara e praticamente da subito la Nuova Ferrara, con la quale ha collaborato fino alla fine».

70 anni di giornalismo nelle tessere di Vincenzo Trapella

Trapella è stato anche un appassionato di politica. «Sempre a 16 anni – aveva ricordato – avevo le idee ben chiare, fra l’altro ero nipote di socialisti molto attivi, per cui aderii al Partito socialista e a 25 anni mi ritrovai segretario per Codigoro, poi nel 1961 consigliere comunale, assessore “anziano” e assessore effettivo. Diciamolo, ero combattuto fra giornalismo e politica e alla fine – oggi posso dirlo – ho fatto l’errore di preferire la prima strada. Perché? Oggi in fondo per il giornalismo sono nessuno, mentre in politica avrei potuto far carriera. Ci fu un momento determinante, la possibilità di fare l’esame da giornalista professionista e, al contempo, l’ipotesi di diventare sindaco di Codigoro. Morale, rinunciai alla prima occasione e persi le elezioni, dovendo di fatto ricominciare una nuova vita».

Vincenzo Trapella nel giorno del suo 85° compleanno

Trapella, però, dopo la Gazzetta Padana ebbe la possibilità di collaborare con Il Resto del Carlino. «Ho sempre avuto nella testa l’idea di realizzare delle testate periodiche, dedicate al territorio. Così per i Lidi nacque L’Arenile. Siamo nel 1965 e il Carlino aveva appena pubblicato un mio pezzo sul nuovo metodo di semina del riso con l’elicottero. Ad una serata al mare fui presentato come giornalista dell’Arenile, solo che a quella serata era presente l’allora direttore del Carlino, che deluso da questo interruppe la collaborazione».

Vincenzo Trapella premiato dal sindaco di Codigoro, Alice Zanardi, alla Fiera di Santa Croce nel settembre 2019

Non solo L’Arenile. Trapella in versione editore (Publitrap) ha pubblicato diverse riviste, a partire da Sport Dilettanti, uscito ogni sabato dal 1970 all’83 con i tabellini del-le partite dei campionati di calcio dilettantistici. Ma la rivista più celebre è indubbiamente Un Po nel Delta, uscita dal 1995 al 2007, nella quale hanno lavorato tanti giovani. Si occupava di territorio, dalla cultura agli spettacoli, fino a rubriche di turismo. «Nelle riviste facevo tutto io – aveva raccontato –, oltre a scrivere, ero l’editore e mi occupavo anche della pubblicità. Ho il rammarico di aver interrotto Sport Dilettanti, ma ero rima-sto solo e non riuscivo più a seguire tutto».

Vincenzo Trapella con la moglie Rosa

Tanti anni di corrispondente hanno permesso a Trapella di vedere come sia cambiato il mestiere del giornalista, ma anche il territorio. «Beh, in fondo alcune cose non sono cambiate. Ad esempio la rabbia di persone colpite da articoli, spesso non scritti da me bensì dalla redazione centrale. Per questo motivo alcuni amici mi hanno tolto il saluto e mi dispiace. Mezzo secolo fa un compaesano voleva picchiarmi perché scrissi una storia piuttosto curiosa che lo riguardava; cose che capitano. Ma ho avuto anche tantissime soddisfazioni, ho incontrato molti personaggi, sono nate amicizie e ho sempre amato l’essere “protagonista” degli eventi nel modo in cui lo è un giornalista».

Vincenzo Trapella con l’iPad sempre al passo con la tecnologia al servizio della cronaca

Quella di Trapella è stata una vita difficile, costellata anche da brutti momenti, dalla morte del nipote Mattia il 13 agosto 2010 a pochi giorni dal 19º compleanno, alla perdita del figlio Gianni nell’ottobre del 2017 a 54 anni. «Gianni è sempre stato al mio fianco. Aveva iniziato portando gli elenchi telefonici in tutto il Basso Ferrarese, tanto che riempii l’appartamento appena affittato per poterli contenere. Da lì si appassionò alla pubblicità, insieme abbiamo aperto l’agenzia Publitrap ma in realtà era lui il referente. A 79 io ho smesso con questa attività, però sono rimasto in agenzia ad aiutarlo, fra eventi e iniziative di volontariato fino alla scoperta della malattia. Mi manca tanto…».
«Non rimpiango nulla – ha confidato – ho fatto per tutta la vita un lavoro bellissimo per il quale mi sono speso sempre con impegno e passione».
Lascia la moglie Rosa che spera di riprendersi presto per poter far celebrare una messa Ion memoria del suo Vincenzo. (giornalistitalia.it)

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