BENEVENTO – Aveva soli 44 anni Gianluca Mannato, morto stanotte all’Ospedale San Pio di Benevento. È il 27° giornalista italiano vittima del maledetto virus. Da una settimana era ricoverato in terapia intensiva.
Nato il 18 aprile 1976, architetto laureato all’Università Federico II di Napoli e giornalista pubblicista iscritto all’Ordine della Campania dal 4 ottobre 2007, era collaboratore del quotidiano Il Mattino.
Profondo cordoglio viene espresso dall’Ordine dei giornalisti della Campania. Il presidente Ottavio Lucarelli e il vice presidente Mimmo Falco si stringono attorno alla moglie Loredana, al padre Vincenzo, alla famiglia e ai colleghi, ricordando «la grande umanità di un ragazzo perbene».
Affranto dal dolore il sindaco giornalista di Benevento, Clemente Mastella: «Gianluca Mannato, un giovane di appena 44 anni, cui volevo bene, è morto. Il Covid lo ha stroncato. Questa strana implacabile malattia non fa sconti a nessuno. E pensare che nella nostra comunità c’è chi fa finta di nulla. Invece si muore, si muore. Muoiono anche i giovani. Lo ricordo con affetto immenso, ricordo le giornate assieme, ricordo la sua vicinanza nei miei momenti più difficili, ricordo la sua passione per la Juve, unico motivo di scherzosa distanza tra noi. Non potrò più telefonargli dopo le partite».
«Ricordo le volte – prosegue Mastella – che ci ha ospitato a casa del papà, Enzino, cui chiedo scusa per avergli nascosto, quando l’altro giorno mi ha telefonato, la portata del male. Gianluca era il figlio ideale. Che incredibile commovente dedizione la sua verso il padre, che da diversi anni vive sulla sedia a rotelle. Ogni sera lo portava a letto.
Durante le partite del Benevento, cui andavamo assieme, lo chiamava, per sentirlo e raccontargli l’evolversi dell’evento sportivo. L’ho sentito sabato per l’ultima volta, mentre, in ambulanza, andava in ospedale. Il dottor De Cillis e la sua equipe hanno fatto l’impossibile. Mi sono permesso, solo per affetto verso Gianluca, di fare un consulto tra i miei amici del Gemelli e il dottor De Cillis. Debbo dire che il professor Richeldi ha fatto i complimenti a De Cillis, concordando con le terapie da lui messe in atto. Allora eravamo fiduciosi. Poi, poi. Ci chiediamo perché. Perché Signore, perché? A volte non capiamo e io stento a capire il perché. La fede vacilla. Eppure ci sarà un perché, che, oggi, non comprendo. Ma noi, Signore, ti ringraziamo per avercelo dato, anche se dispiaciuti per avercelo tolto. Ti ricorderò sorridente e scanzonato, giovane compagno di una parte della mia vita, che volge al crepuscolo». (giornalistitalia.it)
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