ROMA – Le pandemie “sono internazionali. Un virus non rispetta i confini tra Paesi o tra Stati”, ma “sfortunatamente troppi leader mondiali vogliono considerare la situazione come un problema solo per la propria nazione e non per il mondo”. A “bacchettare” pesantemente – per la gestione della pandemia – leader mondiali di Paesi come Cina e Stati Uniti, ma anche l’Organizzazione mondiale della sanità, è H. Holden Thorp, editor-in-chief di “Science”, in un duro editoriale che non fa sconti a nessuno. E chiede a decisori politici di garantire alla comunità scientifica “tempo e collaborazione”, cruciali per battere Sars-CoV-2.
«Sebbene siamo ancora nelle prime fasi – scrive il caporedattore dell’importante rivista scientifica americana – della comprensione dell’immunità umana nei confronti del virus, vengono identificati gli anticorpi neutralizzanti. E sono iniziati studi clinici su vaccini e farmaci».
Non ci sono scorciatoie, ma «possiamo farcela se avremo abbastanza tempo e collaborazione. La maggior parte dei leader mondiali però non sembra concentrata nel dare alla comunità scientifica queste due cose».
La Cina torna a incassare da Science pesanti critiche per “la segretezza” e “i ritardi”, pagati in “vite umane”. Tristemente però anche “ritardi e disinformazione di altri governi hanno comportato costi pesanti”.
Gli Usa «si trovano a sostenere due idee apparentemente contrastanti: la Cina ha coperto la diffusione iniziale del virus e ora non possiamo risolvere questa crisi senza collaborare con la Cina. L’Oms ha invece percorso una linea molto sottile nel tentativo di gestire la pandemia senza offendere la Cina».
La decisione della scorsa settimana da parte degli Stati Uniti di sospendere il sostegno all’Organizzazione mondiale della sanità, però, “non è solo pericolosa, ma potrebbe ritardare la fine della pandemia”.
La quantità di denaro in gioco nel finanziamento dell’Oms «è una piccola frazione dei costi della pandemia. Il budget annuale totale dell’Agenzia è inferiore a 2,5 miliardi di dollari, che è stato confrontato con il budget annuale di un centro medico universitario relativamente grande in una grande città degli Stati Uniti. È un piccolo prezzo, insomma, per aiutare il mondo intero a gestire questa crisi sanitaria. Inoltre, la ricerca di un colpevole dovrebbe iniziare dopo la crisi, non durante».
E gli attriti Usa-Cina? «Sì, la Cina ha fatto molto per creare questo problema. Ma il mondo non può risolverlo senza collaborare con gli scienziati cinesi. La maggior parte degli articoli importanti che Science ha pubblicato nelle ultime 6 settimane
proviene da scienziati cinesi o ha incluso collaboratori cinesi. E gli Stati Uniti hanno felicemente venduto il proprio debito con la Cina formando i suoi studenti», che poi hanno acquisito posizioni chiave, per 40 anni.
«Se gli Stati Uniti avessero deciso di cambiare queste politiche, allora farlo – e all’improvviso – sarebbe probabilmente impossibile, e sicuramente non nel mezzo di una pandemia globale».
«Nessuno vuole continuare col distanziamento sociale per sempre (o pensa di poterlo fare). Anche i modellisti più pessimisti concordano sul fatto che questo non può essere sostenuto per molti mesi – si legge, ancora, su Science – Ma gli strumenti necessari per arrivare alla fase successiva negli Stati Uniti non vengono ancora tenuti presenti: aumento dei test, del personale e delle attrezzature per gli ospedali con i maggiori bisogni, mascherine per tutti».
I leader mondiali «coraggiosi e sicuri credono che le nazioni lavorino meglio insieme, grazie alle istituzioni internazionali; questo processo ha portato benefici al mondo per decenni. I leader deboli ci credono, ma solo se ciò avvantaggia il loro Paese o se stessi. L’Oms non è perfetta, ma ha contribuito a spegnere molti incendi in tutto il mondo per molto tempo», conclude l’editoriale. (adnkronos)
“Si vince solo insieme, ancora in troppi considerano la pandemia un problema solo loro”