ROMA – I social network rappresentano una minaccia esistenziale per la sopravvivenza dei media professionali. Negli ultimi cinque anni sia il pubblico che le entrate pubblicitarie sono migrati in gran numero verso le piattaforme Internet. Lo rileva un rapporto dell’Unesco sulle tendenze globali nella libertà di espressione.
«Google e Facebook – sottolinea l’Organizzazione delle Nazioni Unite – raccolgono ormai circa la metà di tutta la spesa pubblicitaria digitale globale, mentre negli ultimi cinque anni, i ricavi pubblicitari dei giornali si sono dimezzati».
La pandemia ha, poi, amplificato il calo dei ricavi pubblicitari, la perdita di posti di lavoro e le chiusure delle redazioni mentre aumentavano le notizie false relative al Covid-19 sui social media. Più di un milione di messaggi contenenti informazioni inesatte, inaffidabili o fuorvianti sulla pandemia sono circolati su Twitter a settembre 2020.
Dunque, il taglio dei posti di lavoro nel settore dell’informazione ha lasciato un grande vuoto nel panorama dei media, specialmente nel Sud del mondo, e spazio alla disinformazione.
Ad aggravare la situazione il fatto che la crisi, secondo il rapporto dell’Unesco, sia arrivata in un momento storico in cui la sicurezza dei giornalisti è sempre più minacciata, non solo da governi e gruppi criminali, ma anche da lobby private e cittadini che pronunciano insulti e lanciano attacchi online. E, se tra il 2016 e il 2012 sono stati 455 i giornalisti uccisi a causa o durante il loro lavoro, aumenta in maniera preoccupante la nuova tendenza della violenza online contro i giornalisti.
L’Unesco invita, dunque, i governi ad intraprendere azioni politiche per proteggere i media indipendenti e la sicurezza dei giornalisti. È necessario, insiste l’Unesco, sostenere la redditività economica dei mezzi di informazione indipendenti; sviluppare l’alfabetizzazione mediatica e informativa, insegnare a tutti i cittadini la differenza tra informazioni affidabili e verificate e non verificate e incoraggiare il pubblico a ottenere informazioni da media indipendenti; sostenere la produzione di informazioni libere e pluralistiche, in linea con le norme internazionali sulla libertà di espressione. (giornalistitalia.it)
L’Unesco: “Google e Facebook raccolgono metà della spesa pubblicitaria digitale”