10 esuberi su 32 giornalisti per HMC e 26 esuberi su 86 giornalisti per HMI

Così Hearst vuole decimare le redazioni

MILANO – Il 29 aprile l’editore di Hearst HMC (Marie Claire e Marie Claire Maison) e di Hearst HMI (Elle, Elle Decor, Gente, Cosmopolitan, Esquire) ha dichiarato un nuovo stato di crisi aziendale che ha il tono di una decimazione: 10 esuberi su 32 giornalisti per HMC e 26 esuberi su 86 giornalisti per HMI, ossia 1 su 3.
“I giornalisti di Hearst – che in questi anni difficili hanno già pagato un tributo alla crisi economica con i licenziamenti di due colleghi, di un vicedirettore, oltre a numerose uscite per pensionamenti, prepensionamenti e incentivi all’esodo – non accettano perciò i nuovi tagli chiesti dall’editore”. Lo sottolineano i Comitati di redazione di Hearst HMC e di Hearst HMI che ritengono “inaccettabili” i nuovi sacrifici chiesti dall’azienda ai giornalisti.
“Una richiesta di sacrifici – sottolineano i Cdr – indirizzata, peraltro, solo ai giornalisti. Ricordando che “non si sono mai rifiutati e non si rifiuteranno mai di avviare un confronto serio e responsabile con l’azienda”, i Cdr ritengono che “il 30% in meno di giornalisti comprometta irrimediabilmente la qualità dell’informazione delle testate Hearst, rendendo tra l’altro impossibile rispettare l’attuale piano di smaltimento ferie concordato con l’editore e le tempistiche di lavorazione dei giornali e dei loro numerosi allegati”.
“L’editore – evidenziano i Cdr di Hearst Marie Claire e Hearst Magazines Italia – chiede ora ai giornalisti di pagare interamente il conto salato della crisi e delle recenti scelte aziendali (tra cui la delocalizzazione all’estero dei siti web di Marie Claire, Elle, Esquire, Cosmopolitan e relativi allegati), anziché rispondere con un piano strategico pluriennale di investimenti alle sfide della rivoluzione tecnologica in atto e ai cambiamenti culturali che sarebbero necessari. Chiediamo, pertanto, che in vista di un tavolo di trattative l’azienda riveda profondamente le attuali richieste, considerando anche altre possibili soluzioni che non penalizzino solo l’occupazione”. (giornalistitalia.it)

 

 

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