MESSINA – «In tempi difficili come quelli che stiamo vivendo, impegnati in prima linea per assicurare la migliore informazione possibile sull’emergenza, c’è chi definisce i giornalisti bugiardi e “pezzi di merda”, condividendo attraverso Facebook pesanti insulti e intimidazioni, sol perché scrivono e raccontano l’anomalo assembramento al corteo funebre del fratello del boss Luigi Sparacio». Lo afferma l’Assostampa Messina in riferimento agli attacchi ai giornalisti “colpevoli” di aver reso noto che ai funerali di Rosario Sparacio, fratello del boss, poi pentito, Gino, hanno partecipato 39 persone, nonostante il divieto imposto dall’emergenza Coronavirus. Una vicenda sulla quale la Procura di Messina ha aperto un fascicolo e le forze dell’ordine stanno procedendo all’identificazione dei partecipanti.
«Nessuno giudica il dolore per la perdita di un proprio caro, né il desiderio di voler porgere l’ultimo saluto», l’Assostampa Messina, guidata dal segretario Graziella Lombardo, ricordando che «in questi giorni, sempre più spesso negli ospedali si muore da soli, con o senza Coronavirus, a causa delle stringenti regole imposte per contenere la diffusione del virus. A tanti, non è negato soltanto il funerale, ma anche il momento prima della morte.
Tutti elementi del dolore umano a cui è innaturale rinunciare, che riguardano tutti noi e che abbiamo raccontato con partecipazione. Da qui l’attenzione che si è alzata su un corteo in cui nessuno sembra essere intervenuto per fare rispettare regole imposte indistintamente a tutti».
L’Assostampa di Messina, nel ribadire «il diritto dei colleghi a rappresentare la vicenda che è ora al vaglio degli investigatori, esprime solidarietà ai colleghi e chiede che si ponga attenzione a reazioni minacciose, intolleranti e offensive che sempre più spesso dilagano attraverso i social e che vedono come destinatari i cronisti che raccontano i fatti». (giornalistitalia.it)