FIRENZE – La redazione del Corriere Fiorentino, riunitasi in assemblea straordinaria a seguito dell’ultimo confronto tra Comitato di redazione ed Rcs Edizioni Locali, ha proclamato lo stato di agitazione «visto il progressivo deterioramento delle relazioni sindacali nelle ultime settimane».
«Il corpo redazionale – spiega il Comitato di redazione – in questi ultimi due anni e mezzo ha fatto fronte all’emergenza pandemica affrontando con grande senso di responsabilità verso l’editore e verso i lettori il cambiamento di modalità di lavoro, passando al lavoro agile, senza che questo pesasse in alcun modo sull’azienda, né da un punto di vista economico (tutte le spese per l’attività svolta in smart working sono state affrontate dai singoli giornalisti), né da un punto di vista della qualità del giornale come si evince dai dati di vendita del cartaceo e di contatti sul sito più che raddoppiati nell’ultimo anno. Ma non solo».
«Considerate le difficoltà che anche l’azienda ha dovuto affrontare per far fronte alla crisi economica», a marzo scorso (ancora in pieno stato di emergenza), l’assemblea del Corriere Fiorentino ha accettato la richiesta dell’editore di predisporre l’incremento di quattro inserti speciali in più rispetto al periodo pre-pandemico, così da consentire una maggiore raccolta pubblicitaria, consapevole che questo avrebbe aggravato i carichi di lavoro già cronicamente alti.
«Non basta: per ragioni di ordine economico – denuncia il Cdr – è stato chiesto al corpo redazionale lo smaltimento delle ferie nel corso dell’anno corrente. Richiesta accolta dalla redazione con senso di responsabilità riconosciuto dall’editore stesso. Allo scadere dello stato di emergenza, il 31 agosto scorso, l’azienda ha prorogato, senza contrattazione, lo strumento del lavoro agile fino al 30 settembre, rimandando a dopo le elezioni nazionali il confronto su un’eventuale nuova proroga».
Il Cdr aggiunge che «invece, il 30 settembre, esattamente 24 ore prima – e non 72 come pure previsto dal contratto nazionale in caso di cambiamenti nell’organizzazione del lavoro – l’editore ha comunicato la fine dello smart working (salvo nei casi previsti dalla deroga governativa e fino al 31 dicembre: genitori con figli under 14 e soggetti fragili), con buona pace delle richieste arrivate dalla maggior parte dei giornalisti e dei dipendenti per quello che ormai viene considerato uno strumento di miglioramento del lavoro».
Il Comitato di redazione denuncia che «l’azienda, impermeabile a tutto questo, ha preteso che tutto tornasse come prima. Anche se nulla lo è davvero. Dopo la comunicazione dell’editore, il Cdr ha, comunque, cercato per l’ennesima volta un confronto e chiesto all’azienda di sedersi a un tavolo. Eventualità, questa, completamente rigettata: è stato negato l’avvio di una qualsiasi forma di trattativa adducendo motivazioni pregiudiziali e dichiarando l’assenza di un qualunque interesse a valutare la più che positiva esperienza di oltre due anni di lavoro agile».
Una risposta che il Cdr e l’assemblea ritengono «lesiva della professionalità della redazione e che non tiene conto dell’esperienza diretta di chi ogni giorno è in prima linea nell’offrire la migliore informazione ai lettori con passione e senso di responsabilità e che improvvisamente, e senza spiegazioni, si vede togliere l’accesso a un importante strumento di lavoro che consente maggiore produttività e velocità di informazione».
Per tutti questi motivi l’assemblea del Corriere Fiorentino chiede all’azienda di «tornare sui suoi passi e di aprire un tavolo di confronto». Il Cdr «vigilerà sul rispetto del contratto, sugli orari di lavoro e, in presenza dello stato di agitazione, si riserva di intraprendere ogni iniziativa sindacalmente possibile». (giornalistitalia.it)