BOLOGNA – “La scelta di limitare a 5 mesi e 25 giorni all’anno la durata dei contratti a termine, annunciata giovedì, ha il solo obiettivo (dichiarato) di aggirare il cosiddetto «diritto di precedenza» in caso di assunzioni a tempo indeterminato che vengano effettuate nei successivi 12 mesi. In questo modo non solo si trasformerebbe l’istituto del contratto a termine in una sorta di «poltrona per due» su base annua che peggiorerà l’efficienza dei contratti a termine, ma si toglierebbe al direttore che voglia valutare un’assunzione la possibilità di provare all’interno della redazione un cronista per un periodo superiore a tale durata arbitraria”.
Dopo l’assemblea dei giornalisti del Corriere Fiorentino, che hanno affidato al Cdr un pacchetto di 5 giorni di sciopero, è la volta dei colleghi del Corriere di Bologna. I giornalisti contestano, infatti, le nuove e più stringenti regole sui contratti a termine comunicate in occasione del tavolo di confronto, nella sede della Fieg a Roma, tra l’azienda e i cdr dei dorsi locali. “Regole – sottolineano i giornalisti – che rischiano di minare non solo il destino dei colleghi oggi legati a queste tipologie di contratto, ma anche i fisiologici meccanismi di avvicendamento all’interno della redazione e, con essi, il ruolo che spetta al suo direttore”.
Nella stessa sede, l’azienda ha informato la redazione del Corriere di Bologna di “non voler procedere al rinnovo del contratto a termine di Andrea Rinaldi, che cura Corriere Imprese, nonostante non abbia ancora raggiunto i 36 mesi di contrattualizzazione, tetto che l’azienda stessa a maggio aveva detto di voler garantire”.
L’assemblea di redazione del Corriere di Bologna “rinnova la propria grande preoccupazione per il futuro professionale dei colleghi titolari di contratti a termine in scadenza e in particolare per la situazione di Marco Madonia e Pierpaolo Velonà, da anni integrati nella redazione, confermando la disponibilità al dialogo con l’azienda per trovare una soluzione”. (giornalistitalia.it)
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