MILANO – I giornalisti del Corriere della Sera hanno approvato con il 74,31% dei voti il referendum sull’accordo sottoscritto, il 18 giugno scorso, dal Comitato di redazione del Corriere della Sera ed Rcs MediaGroup spa, che prevede la chiusura anticipata, al 31 luglio prossimo, dello stato di crisi in corso per consentire l’apertura di un nuovo stato di crisi con il ricorso alla cassa integrazione finalizzata all’ottenimento dei benefici della legge 416/1981.
La Commissione elettorale (Marco Castoldi, Giuditta Marvelli, Francesco Di Frischia) ha reso noto, infatti, l’esito dello scrutinio, curato dai notai Valerio Tacchini a Milano e Luca Amato a Roma, che ha dato i seguenti risultati: Aventi diritto al voto 339, votanti 288 (84,95%), voti a favore 214 (74,31%), voti contrari 69 (23,96%), schede bianche 5 (1,73%).
Come anticipato il 19 giugno scorso da Giornalisti Italia, l’accordo non prevede licenziamenti, ma neppure un contratto di solidarietà esteso a tutti. Per la prima volta nella storia del Corriere della Sera, le uscite non saranno regolate secondo il criterio della volontarietà assoluta: chi ha raggiunto i requisiti per andare in pensione dovrà lasciare l’azienda.
L’accordo prevede, tra l’altro, lo smaltimento obbligatorio delle ferie per tutti i giornalisti che ne hanno più di 200, la sospensione dello smaltimento delle corte, la riduzione delle spese per borderò, trasferte e funzionamento generale per un importo di 3,5 milioni di euro l’anno nel 2015 e nel 2016. L’obiettivo finale è quello di ridurre la pianta organica a 280 giornalisti attraverso 47 uscite volontarie a qualsiasi titolo. Dal 1° gennaio 2016, comunque, almeno 33 giornalisti con i requisiti di anzianità o vecchiaia per il pensionamento (che potrebbero diventare anche 38 dal 1° luglio) verranno posti in cassa integrazione a zero ore.
Disco verde alla nuova cassa integrazione: a casa chi ha i requisiti per la pensione