MILANO – Si è conclusa oggi la due giorni di sciopero delle firme dei giornalisti del Corriere della Sera, del sito Corriere.it e delle newsletter. «Un sacrificio – hanno spiegato i componenti del Comitato di redazione Domenico Affinito, Gian Luca Bauzano, Giuditta Marvelli, Maria Rosaria Spadaccino – fatto dai colleghi per sottolineare il pessimo stato delle relazioni sindacali con l’azienda che ha deciso unilateralmente di interrompere le trattative su diversi temi che investono il futuro della redazione, tra cui la flessibilità che ha permesso al giornale di essere sempre leader di mercato anche negli anni complessi della pandemia».
«I giornalisti del Corriere – ricorda il Cdr – hanno estremo rispetto dei loro lettori e della qualità del giornale, i contenuti indipendenti, autorevoli e di alto livello sono il nostro obiettivo quotidiano ieri come oggi. Ed è proprio per questo che chiediamo prospettive editoriali certe per sostenere le 470 famiglie dei dipendenti (e quelle dei 1.700 collaboratori) che dal 1° gennaio 2023 formeranno la comunità del Corriere della Sera, dopo la fusione in atto con le Edizioni Locali. Per questo motivo abbiamo chiesto di avere informazioni sul piano industriale e sul modello organizzativo che si prospetta, in uno scambio proficuo con l’azienda mai finalizzato. Auspichiamo che anche con un rinnovato impegno del direttore ciò possa avvenire».
Ringraziando tutti i colleghi «per il sostegno forte che sta caratterizzando questi giorni complicati», il Cdr ha spiegato che le firme apparse in questi due giorni sono quelle dei collaboratori «che altrimenti perderebbero la loro retribuzione, alcuni di loro ieri hanno voluto partecipare alla nostra protesta uniformandosi alla scelta di cancellare la firma, quindi hanno perso il compenso giornaliero, pur essendo già al minimo contrattuale».
Replicando al Cdr, l’editore Urbano Cairo afferma che «le comunicazioni per la fusione per incorporazione della Rcs Edizioni Locali in Rcs MediaGroup partiranno la prossima settimana con ampio anticipo rispetto alle previsioni di legge. Il tema della fusione non ha alcuna attinenza con il modello organizzativo del lavoro in presenza scelto dall’azienda. Il lavoro in smart working resta operativo in tutto il Gruppo fino a dicembre per i lavoratori fragili e per i genitori con figli under 14. Nessun collaboratore perderà il compenso per la prestazione resa».
L’editore conclude ricordando che, «in questi anni di accresciuta difficoltà per il mondo editoriale», ha sempre «avuto a cuore e garantito la tutela dei posti di lavoro per il Corriere della Sera e per tutta l’azienda». (giornalistitalia.it)