VENEZIA – «Per la prima volta, a 16 anni di distanza dalla nascita del Corriere del Veneto, abbiamo riscontrato consistenti ritardi nel pagamento dei collaboratori». È quanto denuncia il Cdr del quotidiano targato Rcs nel comunicato sindacale pubblicato sull’edizione di oggi.
«Una quindicina di colleghi, anche firme storiche delle cronache di questo giornale, – spiega il Comitato di redazione – non hanno ricevuto a fine gennaio i pagamenti relativi agli articoli pubblicati nel mese di dicembre. Posta la questione all’ufficio personale di Milano e al delegato dell’azienda, la risposta – o meglio la mancanza di risposta – si è risolta in un continuo rimpallo di responsabilità che invece di chiarire il problema ha aumentato tensione e disagio tra i collaboratori e i redattori del giornale».
«Pur consapevoli – prosegue il comunicato del Cdr – che il nuovo assetto aziendale voluto dal presidente Urbano Cairo – la fusione dei dorsi locali del Corriere della Sera in un’unica società: Rcs Edizioni Locali – nasca dall’esigenza di far fronte a un mercato dell’editoria sempre più in difficoltà, riteniamo che il mancato pagamento di alcune firme del giornale non possa essere una via percorribile per far quadrare i conti, perché va a incidere sulla dignità umana di professionisti che hanno svolto il loro lavoro come quotidianamente richiesto e che per questo – come tutti i lavoratori di qualunque settore – meritano di ricevere il compenso pattuito».
Per i giornalisti del Corriere del Veneto «il silenzio dell’azienda e la mancanza di risposte a una richiesta semplice e legittima come quella della certezza dei pagamenti – è stata completamente ignorata anche la richiesta di spiegazioni inviata dal sindacato nei giorni scorsi – preoccupano anche alla luce del fatto che sembra ormai che l’azienda consideri i collaboratori, cioè le firme di questo giornale, come semplici fornitori e non come meritano di essere considerati: professionisti dell’informazione». (giornalistitalia.it)
Il Cdr: «Per la prima volta in 16 anni firme, anche storiche, non sono state pagate»