VENEZIA – Da una parte i collaboratori che si sono visti tagliare del 10% in maniera unilaterale il budget destinato alle loro prestazioni e si sono organizzati in coordinamento per avviare un dialogo diretto con l’azienda; dall’altro i redattori che, impegnati in un difficile confronto con l’azienda, prendono posizione netta in difesa dei colleghi che considerano a tutti gli effetti, per contributo e professionalità, dei “redattori aggiunti”.
Dentro e fuori, il confine è sempre più labile, opaco, evanescente. È la storia attuale del Corriere del Veneto. Per la prima volta i collaboratori hanno indetto un’assemblea in “orario di lavoro” alla quale hanno partecipato il segretario del Sindacato giornalisti Veneto, Monica Andolfatto, e un componente del Cdr.
Due ore di discussione consapevole e concreta al termine della quale è emersa la volontà di un’azione comune per rivendicare rispetto e dignità del lavoro. Sul tavolo la firma dei “nuovi” cococo, durata 1 marzo-31 dicembre 2017 depotenziati nei compensi e nelle tutele. E l’attesa di poter incontrare al più presto il direttore del personale Rcs che si è detto disponibile a sentire le ragioni dei quaranta “cococo”. Ed è in questo scenario che si inserisce una scelta dell’editore che spiazza e delude e indigna tutti: dentro e fuori.
D’ora in avanti, anche a fronte di dimissioni di colleghi con contratto a tempo indeterminato o determinato lungo (tre i casi nell’ultimo bimestre) per le assunzioni – almeno questa pare la strada intrapresa da Rcs – non si pescherà più dal bacino dei collaboratori e la pianta organica verrà ripristinata con colleghi a rischio licenziamento in esubero all’interno del Gruppo: da dentro a quasi fuori.
Ma in Veneto non si stabilizzeranno nemmeno quei precari che erano come dire in lista d’attesa da lungo, e che conferma dopo conferma, erano arrivati a sommare o addirittura a superare i 36 mesi da “sostituti”. Da quasi dentro a fuori. Certo adesso tre collaboratrici sono in redazione, ciascuna con un contratto di due mesi: da fuori a dentro, ma solo a scadenza. Quindi fuori. Ma se lo stare fuori fosse regolato con stipendi adeguati a professionalità, dedizione, servizi resi, ecco che si potrebbe essere dentro. Inclusione è la parola d’ordine nella trattativa in atto per il rinnovo del contratto nazionale, con una proposta di articolo 2 tagliata su misura sulla nuova, decisiva e sempre più diffusa figura del “redattore aggiunto”.
Il Cdr del Corriere del Veneto:
“L’assemblea dei giornalisti del Corriere del Veneto-Corriere di Verona, riunitasi per una valutazione delle decisioni assunte dall’azienda e dalla direzione in conseguenza dell’uscita dall’organico di tre colleghi, esprime un giudizio di notevole preoccupazione per quella che si annuncia come una profonda mutazione nel corpo vitale del giornale.
Oltre all’oggettivo indebolimento della pianta organica – le tre dimissioni (due contratti a tempo indeterminato e uno a tempo determinato) sono state temporaneamente rimpiazzate con tre contratti a termine di due mesi ciascuno – si pone, infatti, un problema che intacca la struttura stessa di un giornale a forte radicamento territoriale come il nostro.
Pur riconoscendo la legittimità della scelta dell’azienda, che ha optato per reintegrare in via definitiva l’organico del Corriere del Veneto attingendo nei prossimi mesi ai colleghi in esubero nel Gruppo Rcs, non possiamo non denunciare il fatto che questa decisione interrompe un percorso virtuoso che aveva contraddistinto questo giornale fin dalla sua fondazione: la valorizzazione, attraverso i nuovi innesti via via avvenuti in redazione, del lavoro e dell’impegno profusi dai colleghi, in grandissima maggioranza giornalisti professionisti, che da anni collaborano in esclusiva con il Corriere del Veneto, garantendo soprattutto nel settore cronache la fattura di un giornale competitivo e di elevata qualità.
Siamo arrivati al paradosso per cui, in questi stessi giorni, un quotidiano concorrente ha abbondantemente pescato tra le file dei nostri colleghi e collaboratori per diverse assunzioni a tempo indeterminato e determinato: noi li abbiamo formati, li abbiamo fatti crescere e gli altri ce li portano via.
Tutto questo potrebbe perfino essere motivo di orgoglio professionale, se non fosse che l’azienda in primis e la direzione hanno mostrato nella gestione della vicenda un’attenzione a dir poco scarsa alla corretta valorizzazione delle competenze e del capitale umano, che costituiscono il vero valore aggiunto di qualsiasi impresa, a maggior ragione se si tratta di un quotidiano d’informazione territoriale come il nostro.
È altrettanto paradossale che per alcuni dei collaboratori più assidui sia stata opposta dall’azienda l’impossibilità di procedere con un’assunzione, poiché gli interessati hanno già raggiunto (o sono vicini a farlo) il limite massimo dei 36 mesi cumulativi di contratti a termine: il fatto di essere stati più volte chiamati a lavorare in redazione e, perciò, di essere considerati dei colleghi validi e affidabili, alla fine si è incredibilmente ritorto contro di loro. Segno, a parere dell’assemblea, di una particolare miopia da parte aziendale, anche per le implicazioni di carattere legale che questa decisione potrebbe comportare in un futuro non lontano.
L’assemblea dei giornalisti del Corriere del Veneto, nell’esprimere totale sostegno ai colleghi collaboratori che lavorano sul campo, ritiene che l’azienda e la direzione debbano agire con maggiore rispetto per le persone e le risorse professionali che danno ogni giorno un contributo essenziale per la fattura del Corriere del Veneto, nell’interesse del giornale stesso e della qualità del prodotto che viene quotidianamente proposto ai lettori”.
Il Cdr del Corriere del Veneto