BERGAMO – «Il coronavirus ha portato via un grande affetto anche alla redazione de L’Eco di Bergamo e al giornalismo bergamasco: è morto a 69 anni Riccardo Bellentani». Comincia così il “pezzo” del quotidiano bergamasco – che già agli inizi di quella che, di lì a poco, sarebbe diventata una pandemia, aveva registrato al suo interno un caso positivo – sull’ennesima vittima del Covid-19.
Bellentani, spiegano i colleghi dell’Eco d Bergamo, era stato colpito dal virus qualche settimana fa, ma sembrava sulla via della guarigione. Poi, però, una successiva ricaduta, che l’aveva costretto al ricovero in ospedale, gli è stata fatale.
Giornalista professionista, iscritto all’Ordine della Lombardia dal 20 novembre 1975, Riccardo Bellentani aveva lavorato a L’Eco dal 1984 fino alla pensione, nel 2009. Prima nella redazione Interni-Esteri, poi in quella di Cronaca Provincia, della quale era diventato caposervizio.
«Un ruolo nel quale aveva realizzato al meglio le sue caratteristiche di eccezionale “uomo macchina”, – sottolinea oggi la “sua” redazione – brillante e incisivo nei titoli e di una precisione maniacale nel cosiddetto lavoro di “cucina”, dote che negli ultimi anni aveva messo al servizio della delicata fase di chiusura delle pagine di cronaca. Uomo di profonda cultura (era appassionatissimo di cinema e teatro) e di notevole ironia, era amante della compagnia e della buona tavola, in onore alle sue radici emiliane: la sua famiglia, originaria di Novellara (Reggio Emilia) si era infatti trasferita alla fine degli Anni ’50 ad Azzano San Paolo, dove il padre enologo era stato chiamato a lavorare».
«Quando entrava in redazione – ricordano i colleghi – era solito passare a salutare tutti i presenti con un refrain che rivelava tutto il suo modo di essere: “Buonasera cari, non perdiamo il buonumore”. Invece stavolta, caro Riccardo, il buonumore l’abbiamo proprio perso. Alla famiglia di Riccardo la commossa partecipazione e l’abbraccio affettuoso di tutta la redazione de “L’Eco di Bergamo”».
Abbraccio al quale si unisce quello della redazione e della grande “famiglia” di Giornalisti Italia. Anche noi costretti, ogni giorno oramai, a dare notizia dell’ennesimo collega inghiottito dal virus. (giornalistitalia.it)