LA VALLETTA (Malta) – A due anni dall’omicidio di Daphne Caruana Galizia, la giornalista scomoda uccisa con una autobomba il 16 ottobre 2017, Malta “come stato non ha imparato nulla” da quanto evidentemente emerso con la sua morte. È l’amara constatazione della sorella della giornalista, Corinne Vella, nel giorno dell’anniversario che verrà ricordato con una veglia silenziosa sul luogo e all’ora dell’attentato nella località di Bidnija, con una messa alle 18 della Chiesa di San Francesco alla Valletta e con una manifestazione convocata dalle principali Ong maltesi per le 19 sotto la sede del Parlamento.
“Quello che il suo assassinio ha dimostrato è che l’impunità per i reati ed i criminali rivelati dai giornalisti lascia questi stessi giornalisti da soli ad affrontare il fallimento dello stato di diritto” ha detto Vella al Times of Malta, sottolineando che il governo del premier Joseph Muscat “ha ritardato due anni” per lanciare una pubblica inchiesta e che lo ha fatto solo in risposta alle pressioni del Consiglio d’Europa.
“Sta allo stato maltese imparare la lezione dell’assassinio di Daphne – ha specificato la sorella – ovvero capire come è stato possibile che lo Stato non sia riuscito a prevenire l’omicidio, dove siano annidate le colpevolezze, le mancanze istituzionali o anche solo la negligenza che lo Stato dovrebbe assicurare affinché nessun altro giornalista sia mai più assassinato”.
Tre mesi dopo l’omicidio vennero arrestati tre maltesi, Vince Muscat ed i fratelli Alfred e George Degiorgio, con l’accusa di essere gli autori materiali. I tre sono in cella e sono stati rinviati a giudizio. L’inchiesta è tuttora aperta per individuare i mandanti.
Nel mese scorso fonti vicine all’inchiesta hanno fatto trapelare ai media maltesi che tra una decina di possibili sospetti, il cerchio si sarebbe ristretto attorno a tre nomi, uno dei quali sarebbe quello di “uno dei principali uomini d’affari maltese” sui quali Daphne Caruana Galizia stava indagando prima della sua morte.
Nella ristretta cerchia ci sarebbero altri due uomini, uno con connessioni nell’industria del gioco online (in cui le mafie italiane hanno forti interessi per il riciclaggio) l’altro sarebbe legato al mondo sotterraneo del contrabbando (sui filoni del gasolio, delle armi, della droga e degli esseri umani ci sono diverse inchieste giudiziarie in corso, su alcune delle quali aveva indagato la giornalista).
“Quello che è praticamente certo al momento è che Daphne Caruana Galizia è stata uccisa per qualcosa che aveva scritto o che stava per rivelare” hanno indicato più volte gli investigatori negli ultimi mesi. (ansa)