Nell’era della sfiducia il giornalismo si interroga sui rimedi per salvare la professione

Contro le bufale riportiamo al centro la notizia

Luigi Contu

Luigi Contu

Enrico Mentana

Enrico Mentana

TORINO – Riportare al centro la notizia, quella “vera, verificata, attendibile, proveniente da una fonte di cui possiamo fidarci”: nell’era della sfiducia, difendersi dalle fake news diventa un imperativo fondamentale anche per il giornalismo. Ricette per farlo sono arrivate oggi dai direttori di alcune fra le principali testate italiane, nel corso di due diversi convegni: uno tenutosi a Milano nell’ambito del Social Media Marketing Day, e uno organizzato a Torino dall’Ordine dei giornalisti, dall’Università e dal quotidiano La Stampa nel quarantennale dall’uccisione di Carlo Casalegno. A Milano il direttore dell’Ansa, Luigi Contu, ha richiamato l’attenzione su “passione, responsabilità, etica” quali armi potenti contro le bufale. “Le fake news – ha detto – sono sempre esistite, i social le hanno rese pervasive. Una cosa è scrivere una notizia sbagliata, cosa diversa è diffondere un’informazione volutamente errata. La civiltà nasce sui dubbi, ma un certo uso dei social rischia di appiattire il dubbio e fornire soluzioni facili a problemi complessi”.

Venanzio Postiglione

Venanzio Postiglione

Maurizio Molinari

Maurizio Molinari

“Cinque anni fa – ha affermato a Torino Venanzio Postiglione, vicedirettore del Corriere della Sera – avrei detto che la cosa più importante è approfondire, contestualizzare. Oggi sostengo che si deve tornare alla centralità della notizia. In un mondo in cui è diventato difficile distinguere il vero dal falso, garantire notizie attendibili può riportare fiducia”. “Il giornalista – ha rimarcato Roberto Cotroneo, direttore della Scuola di Giornalismo della Luiss – deve innanzitutto saper leggere il mondo”. E Anna Masera, che dirige il Master di Giornalismo di Torino, ha sostenuto che “il semplice storytelling, senza il supporto di dati reali quale elemento di verità, rischia di generare ancora più diffidenza”. Per il presidente dell’Ordine dei giornalisti, Carlo Verna, “si dovrà regolamentare il «far web»”. Ma anche “trovare un modo per segnalare che, in un mondo in cui slow news è no news, certe notizie vengono date mentre ancora si lavora per validarle”. “Noi del Novecento – queste le parole a Torino di Enrico Mentana – combattiamo le fake news usando fiuto, esperienza e cultura. I giovani dovranno trovare la loro strada in questa battaglia, che non può esser fatta con le armi di un algoritmo”. La novità attuale, ha osservato il rettore dell’Università di Torino Gianmaria Ajani, non è il fenomeno in sé, bensì la sua dimensione: “Il problema – ha rimarcato – è la massa enorme delle bufale, unita alla velocità con la quale si diffondono”. La battaglia è importante anche perché la posta in gioco è altissima: “Le fake news – ha avvisato infatti il direttore della Stampa, Maurizio Molinari – sono la moderna versione di uno strumento usato dal Kgb per fare disinformazione e hanno lo stesso intento: indebolire le democrazie”. (ansa)

 

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