TERMOLI (Campobasso) – Il Sindacato dei giornalisti del Molise segue con preoccupazione le ultime notizie in merito al riparto delle risorse statali per le Tv private. Questa mattina, nel corso della riunione delle emittenti locali di Abruzzo e Molise, a Termoli, l’Associazione Stampa Molisana, presieduta da Giuseppe Di Pietro, componente della Giunta Esecutiva Fnsi, ha ribadito la “ferma contrarietà all’attuale regolamento che assegna il 90% dei fondi alle emittenti delle regioni più popolose. La graduatoria, infatti, è stata redatta su scala nazionale e non a livello regionale. Ciò penalizza le televisioni che, sebbene siano le più seguite nei propri territori, non possono vantare bacini di utenze di milioni di persone”.
“È evidente – denuncia Di Pietro – che, questo sistema, non favorisce il pluralismo informativo e lo concentra in poche televisioni; discrimina le regioni più piccole che saranno private delle fonti giornalistiche locali e penalizzate in termini di posti di lavoro. Contro questo scenario, prospettato dall’esecutivo di centro sinistra e, a quanto sembra, accettato anche dal Governo in carica, bisogna fare fronte comune”.
L’Associazione della Stampa del Molise invita, pertanto, la delegazione parlamentare, la Regione, gli enti locali, le forze sindacali, a mobilitarsi. “Per quanto ci riguarda, – conclude Di Pietro – attiveremo i canali della categoria e promuoveremo, assieme alle aziende, incontri con le istituzioni per contrastare un ulteriore attacco alle aree più deboli del Paese”. (giornalistitalia.it)
Con il Milleproroghe a rischio pluralità e occupazione
Con l’approvazione all’interno del decreto Milleproroghe dell’emendamento riguardante le emittenti televisive locali, torna ad acuirsi lo scontro sui nuovi criteri di assegnazione delle risorse pubbliche per il settore, disposta dal Dpr 146/2017. Come è noto, alcune tv locali hanno impugnato innanzi al Tar Lazio il nuovo regolamento, censurandone molteplici profili, tra i quali la sproporzione del “peso” attribuito alle rilevazioni Auditel rispetto a quello concernente il numero di dipendenti (giornalisti e operatori).
Nel mirino dei ricorsi, la non pertinenza dei dati Auditel e la contraddittorietà del meccanismo di assegnazione delle sovvenzioni rispetto alle finalità della legge istitutiva del Fondo per il pluralismo. Il Tar Lazio si pronuncerà a ottobre, ma nel frattempo si è aperto un nuovo fronte di scontro.
Oggi a Termoli (Campobasso) in un incontro a cui hanno partecipato circa trenta emittenti, tra le quali Radio Telemolise, Telefoggia, Sardegna 1, Europa 7, Canale 7, Telesardegna, Telemax, Telesirio, Teleregione Molise, TLT Molise, Tvi, GRP Piemonte, insieme ad Assostampa Molise, è stato lanciato l’allarme sul rischio di tracollo occupazionale e aziendale “a causa di una riforma – hanno spiegato i legali delle tv – che rischia di creare un oligopolio dell’informazione televisiva anche a livello locale, penalizzando proprio le emittenti con più occupati, a causa di un meccanismo arbitrario, illogico e illegittimo”.
Alla riunione hanno partecipato anche gli avvocati Giuseppe Ruta, Margherita Zezza e Massimo Romano, del foro di Campobasso, che hanno patrocinato i ricorsi pendenti innanzi al Tar Lazio e assistono numerose emittenti locali, i quali hanno preannunciato che “se il Milleproroghe dovesse passare, trasformando in legge il Dpr 146/2017, la reazione delle emittenti non tarderà ad arrivare”.
Gli avvocati, infatti, hanno spiegato che sarà chiesto urgentemente al Giudice amministrativo di sollevare la questione di legittimità costituzionale innanzi alla Consulta. Inoltre – hanno aggiunto – la violazione dei profili di concorrenza e distorsione del mercato televisivo sarà attenzionata all’Antitrust”.
Preannunciata anche la presentazione di un esposto alle competenti Procure “volto ad evidenziare il rischio che l’intervento di legificazione vada a cristallizzare la posizione di vantaggio patrimoniale in capo a talune emittenti, così come già risultanti dalla pubblicazione della graduatoria provvisoria”.
A settembre, infine, è stata programmata una mobilitazione per sensibilizzare l’opinione pubblica sui rischi di tale intervento sul pluralismo dell’informazione e sui risvolti occupazionali. (ansa)