ROMA – Sostenuta dagli avvocati Antonio Di Pietro e Michele Lioi, la Rea – Radiotelevisioni Europee Associate, invoca “Mani Pulite sulla comunicazione” a sostegno del ricorso di Tele Molise pendente il 9 maggio 2019 dinanzi al Consiglio di Stato contro il Regolamento del Ministero dello Sviluppo Economico, Dpr 146/17, che “discrimina 1200 piccole radio tv locali dal contributo a sostegno del pluralismo informativo favorendo solo le prime cento emittenti tv in graduatoria mentre le rimanenti sono costrette a licenziamenti in massa di lavoratori e giornalisti”.
“Ma – denuncia Radiotelevisioni Europee Associate – i guai per le piccole e tv locali sono destinati a moltiplicarsi con la pubblicazione delle linee guida della Direzione Generale Mise comunicazione sulla assegnazione dei diritti d’uso delle frequenze (come indicato dal Piano Nazionale di Assegnazione delle Frequenze curato dall’Agcom) e la relativa assegnazione della capacità trasmissiva”.
Il documento Mise, in consultazione pubblica fino ad oggi, 7 maggio, prevede l’assegnazione del diritto d’uso della frequenza e l’accesso alla capacità trasmissiva su base concorrenziale mediante bando di concorso pubblico dove verranno indicati determinati requisisti.
“Il requisito che – a giudizio di Rea – colpirà ancora una volta le piccole e medie tv locali, è il fantomatico dato di ascolto della società monopolista privata Auditel riconosciuta in pieno conflitto d’interessi con le locali per la partecipazione al capitale di Rai, Mediaset, La7, Confindustria comunicazioni (ex Frt) ed altri operatori minori”.
A tal riguardo, Antonio Diomede, presidente della Rea, ha inviato una nota al Ministro dello Sviluppo Economico, Luigi Di Maio, invitando il Governo a “tener fede alla imminente emanazione della legge sul conflitto d’interessi cominciando fin da ora a depennare il dato Auditel dal testo del Regolamento sui contributi (Dpr 146/17) e dalle linee guida in consultazione sui diritti d’uso delle frequenze e assegnazione della capacità trasmissiva”. (giornalistitalia.it)
Ricorso al Consiglio di Stato contro il Regolamento che Rea giudica “discriminatorio”