MILANO – Il 26 e 27 settembre i giornalisti italiani saranno chiamati a esprimersi in un referendum indetto dalla Fnsi sul rinnovo di giugno del contratto di lavoro con la Fieg. Un referendum che molti chiedevano e che tuttavia oggi viene definito una presa in giro, sia perché in caso di mancato raggiungimento del quorum del 50% +1 degli aventi diritto al voto non si terrà lo spoglio, sia perché non è in alcun modo vincolante. Tuttavia la scadenza va affrontata facendo alcune considerazioni, a mio parere necessarie.
In primo luogo osservo che non siamo di fronte a un rinnovo contrattuale classico, invece stiamo parlando di due accordi, uno sui temi dell’occupazione e del welfare, l’altro sul lavoro autonomo.
Inoltre la struttura del contratto non è cambiata, facciamo quindi attenzione a parlare con leggerezza di una sua ipotetica disdetta nel caso di una bocciatura referendaria. Infatti, non essendo stato inserito nello Statuto federale, il referendum risulta non coordinato con il resto delle nostre regole: lo Statuto afferma due principi in tema di contrattazione, la delega alla Giunta e la sua assunzione di responsabilità; individua anche gli organismi chiamati ad esprimersi sui temi contrattuali. Ed è anche vero che un referendum contrattuale, per avere senso compiuto, dovrebbe essere vincolante e svolgersi prima della firma di un contratto.
Detto questo dobbiamo riconoscere che la richiesta di referendum è legittima, il suo svolgimento doveroso e la partecipazione al voto comunque dovuta.
Per chi, come me, ha espresso un giudizio articolato sugli accordi di giugno, non è immediata una scelta per il sì o per il no. Ho firmato gli accordi sul lavoro autonomo, e quindi dovrei votare si, ma non ho firmato l’accordo su welfare e occupazione, e quindi dovrei votare no.
Dopo una riflessione piuttosto complessa sono arrivato alla decisione di votare sì. Il motivo di fondo è che gli accordi sul lavoro autonomo riguardano migliaia di colleghi per i quali finalmente è legittimata la contrattazione sia dal punto di vista normativo che economico, mentre gli effetti a mio parere negativi delle modifiche salariali e contributive previste dalla parte sull’occupazione riguarderanno, ahimè, poche unità.
Inoltre, se vogliamo portare alle estreme conseguenze gli effetti di una bocciatura referendaria del contratto Fieg, cioè fino al punto della disdetta, questa comporterebbe il rischio di perdita di tutto il sistema di tutele previsto per tutti coloro cui si applica.
Guido Besana