FIRENZE – Il Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio, a Firenze, ha fatto da cornice alla cerimonia di consegna della prima edizione del Premio Letizia Leviti per le categorie carta stampata, tv, web, giovani under 35.
Il premio, organizzato dall’omonima associazione dedicata alla giovane giornalista di Sky, prematuramente scomparsa nel 2016, con il patrocinio del Comune di Firenze, punta a valorizzare quei cronisti che, attraverso il loro lavoro, rappresentano al meglio il messaggio di Letizia. A gennaio 2018, invece, sarà pubblicato il bando del premio riservato ai giornalisti senza contratto di lavoro dipendente che non hanno compiuto i 30 anni d’età.
Ieri sera, per la Sezione carta stampata, a ricevere il premio è stato il giornalista Mimmo Cándito (classe 1941) “per aver camminato per trent’anni e più «con occhi angosciati lungo i passi della morte». Per averla sfiorata, la morte, sorpreso dalla malattia. Per essere riuscito a sfuggirle. Per averla sempre raccontata, la Guerra, quella dentro e quelle fuori, con sincerità, con fatica, senza commiserazione, fino a una certezza: «Si possono nuotare 55 vasche, e alla fine anche si vince»”.
Premiato, invece, per la Sezione tv il giornalista Ennio Remondino (classe 1945) “per quella faccia un po’ così, che ha anche lui che è nato a Genova. Per la fibra e la costanza, per lo spirito e lo stile di quarant’anni in mezzo alla polvere del mondo, dall’Italia degli anni di piombo ai conflitti che bruciano ancora, dall’Europa all’Asia deviando per il Medio Oriente. Per la capacità di incrociare cronaca ed analisi, per non essere mai scivolato nel patetico o nel manicheo, perché la pensione è una finzione, e ad oggi, ancora col sorriso sotto i baffi, continua a «remare contro» nel proprio blog”.
Per la Sezione freelance il premio è andato a Francesca Borri (classe 1980) “per aver impostato la sua vita sui diritti umani. Per essersi affidata alla curiosità, per aver scelto di allungare le sue radici in quel «manicomio» che oggi ancora chiamiamo Siria. Perché abita nei posti di cui scrive, perché si ostina a voler capire. Perché non scrive per ‘colpire’, perché racconta persone invece di personaggi, perché lo fa da freelance a 70 dollari a pezzo e sorride, credo, se qualcuno le dice «sei narcisista»”.
Per la Sezione Sezione web premiato Claudio Cordova (classe 1986) “per essere nato in Calabria e non essere fuggito. Per aver masticato nera e giudiziaria da quand’era ragazzo. Per aver scritto un pezzo che non doveva essere letto, per aver avuto il coraggio di fondare un giornale di cui è responsabile. Perché non ha paura. Perché si ostina a cercare il marcio che avvelena e uccide, perché spera che raccontarlo sia il primo passo per liberarsene”.
Infine, per la Sezione Under 35 il premio è andato a Andrea de Georgio (classe 1985) “perché si è lasciato dietro un mare di dolore ed ha attraversato il Mediterraneo al contrario. Perché ha scelto il cuore scuro e agitato del Mali per dare un indirizzo alla sua vita. Perché scrive per amore e così sua madre c’è ancora, perché ha deciso di fare il “corrispondente auto-inviato” ed è sicuro che ce la farà. Perché oggi ha una famiglia, un po’ bianca, un po’ nera. «Ed è fantastico»”.
Durante la cerimonia, presentata dalla giornalista Paola Salluzzi, sono stati trasmessi alcuni estratti dei servizi giornalistici di Letizia, in più occasioni inviata di guerra per la rete all news. Al termine l’Orchestra da Camera fiorentina ha eseguito il concerto in la minore per due violini, archi e continuo di Antonio Vivaldi. Primo violino, il sindaco di Firenze Dario Nardella. Le parole più toccanti, quelle del marito di Letizia Leviti, Giovanni: “La retorica è un rischio della nostra esistenza da quando iniziamo a parlare. L’invito che Letizia fa a tutti i giornalisti con questo premio, è quello di parlare con il cuore”.(giornalistitalia.it)