CHIANCIANO TERME (Siena) – La testimonianza di giornalisti minacciati dalla criminalità organizzata ha portato al centro della terza giornata del Congresso della Fnsi di Chianciano il tema della tutela e del sostegno ai cronisti di provincia. “Sono un giornalista calabrese costretto a vivere praticamente agli arresti domiciliari da otto mesi – ha raccontato dal palco Michele Albanese, autore di articoli sulle cosche della Piana di Gioia Tauro -. Un giorno la polizia mi ha convocato e sono uscito dalla questura con una macchina blindata e due agenti di scorta solo per avere fatto il mio lavoro. Vengo da una terra bella e amara. Mi hanno spedito pallottole, le foto di mia moglie e mia figlia, devastato la casa. Ma non ho una redazione, sono un giornalista di strada che vive raccontando i fatti, per rendere questa terra meno amara”.
“La nostra è una storia di resistenza – ha continuato – e lo facciamo anche per voi che siete lontani. Vorrei continuare a essere fiero del mio lavoro, ma non ci crederà più nessuno se anche questa volta usciremo con pacchetti preconfezionati. Servono dignità e chiarezza”.
E’ intervenuto anche Paolo Borrometi, giornalista siciliano minacciato e aggredito dalla mafia.
“Vorrei portarvi l’esempio delle periferie d’Italia – ha affermato -. Io sono della provincia di Ragusa, una provincia definita ‘babba’. Non mi hanno invitato i colleghi dell’Assostampa siciliana, sono qui grazie ai colleghi romani. Non conosco Siddi e non so se loro sappiano quale sia la mia storia ma non mi interessa. L’unica cosa che voglio dirvi che noi abbiamo un unico sindacato e questo non può lasciare indietro nessuno”.
“Dovremmo seguire tutti l’esempio di Giovanni Spampinato – ha detto ancora – che non era un eroe ma era il cronista che raccontava la propria realtà, non piegandosi mai. Mai dire ‘lui se l’è cercata’, cosa che sento dire anche da alcuni colleghi”. A Chianciano è stato ricordato anche Simone Camilli, morto a Gaza nella deflagrazione di un ordigno. Al padre Pierluigi è stata consegnata una medaglia.
“Sono onorato di aver avuto mio figlio come collega – ha affermato -. ‘Stai attento’, gli ripetevo. ‘Papà va tutto bene stai tranquillo’, mi rispondeva. ‘Ma quando smetti di andare in giro?’. ‘Ma se non vado dove succedono i fatti perché dovrei fare questo lavoro’. Ecco sono fiero di essere suo padre e un collega giornalista. ‘Vado lì dove ci sono le notizie’. Questo è fare il giornalista”.
“La legalità è una precondizione di un lavoro libero. Le forme molteplici con cui la criminalità organizzata si è introdotta nel mondo del lavoro e delle imprese vanno ben oltre l’antica storia del controllo del territorio e si sostanziano nel permeare interi settori delle attività, come dimostrano le inchieste di questi giorni”. Lo ha detto il segretario Cgil, Susanna Camusso, parlando a margine del Congresso Fnsi di Chianciano degli interventi dei giornalisti minacciati dalla criminalità organizzata.
“Gli annunci di fare della lotta alla criminalità il primo dei punti programmatici – ha aggiunto – non si stanno traducendo nell’andare ad individuare le cause concrete che forniscono strumenti per la corruzione. E’ questa l’emergenza, grande attenzione bisogna dare al lavoro povero, perché la condizione di precarietà favorisce la ricattabilità. Tutti i delegati nei luoghi di lavoro e i giornalisti devono essere confortati dal fatto che il mondo del lavoro non dica mai: ‘se l’è cercata’, perché stiamo difendendo il mondo del lavoro”. (Ansa)
Tutti in piedi per la testimonianza del giornalista calabrese al Congresso della Fnsi