ISTANBUL (Turchia) – “La vergogna della giustizia”, questo il titolo dello storico quotidiano di opposizione turco Cumhuriyetn dopo che, nella tarda serata di mercoledì, 3 dei 18 tra i propri giornalisti e impiegati sono stati condannati dalla corte di Silivri, dove sorge il supercarcere di Istanbul, con l’accusa di “sostegno ad organizzazione terroristica senza esserne membri”. I giornalisti sono stati accusati di avere legami con la rete di Fetullah Gulen, ritenuto la mente del golpe fallito il 15 luglio 2016.
Uno solo degli imputati si è presentato in aula da detenuto, il presidente del giornale Akin Atalay; liberato questa notte dopo 541 giorni di detenzione si è definito “un ostaggio”, parlando di un vero e proprio “riscatto per comprare Cumhuriyet” affinché cambiasse il proprio registro di quotidiano vero.
Tra i condannati, che non devono andare in cella in attesa della sentenza di secondo grado, il direttore Murat Sabuncu, liberato lo scorso marzo dopo 434 giorni di carcere, che alla fine della lunghissima udienza ha dichiarato che “nessuna pena potrà fermare Cumhuriyet, che continuerà ad informare, anche da dentro una cella” per poi definire la condanna “una macchia per tutta la Turchia”.
Condannato a sette anni e mezzo di carcere il giornalista d’inchiesta Ahmet Sik, già in carcere nel 2011 per un libro che svelava le infiltrazioni di Fetullah Gulen nel Paese nel 2011, e ora accusato di legami con i separatisti curdi del Pkk.
Condanna a tre anni e mezzo per il vignettista Musa Kart, a due anni e mezzo per il giornalista Kadri Gursel, un veterano dell’informazione nel Paese. Salvi dalle condanne di primo grado l’ex direttore Can Dundar, ora in Germania e condannato in un altro processo a cinque anni e 10 mesi, e i giornalisti Ilhan Tanir e Turhan Gunay. La responsabile di Amnesty International per la Turchia ha definito la sentenza come “politica”, accusando il pubblico ministero di essere stato “incapace di mostrare uno straccio di prova” contro i giornalisti. (agi)