ROMA – Mentre in Italia cresce la preoccupazione per l’impennata dei contagi da Covid 19 (nelle ultime 24 ore sono stati registrati 2.548 nuovi casi, un incremento che non si verificava da oltre cinque mesi), la Rai ritiene di possedere la ricetta per far svolgere “in sicurezza” la selezione per l’inserimento di 90 giornalisti professionisti nelle sedi regionali e conferma la data del concorso: si svolgerà sabato 10 ottobre alla Nuova Fiera di Roma.
Sebbene l’email di convocazione non sia stata ancora recapitata ai 3722 candidati, l’Ufficio Stampa di viale Mazzini rende noto che «i protocolli validati dalla Direzione Safety e Security del Servizio Pubblico, prevedono l’utilizzo di sette padiglioni per poter mantenere distanze interpersonali tra i partecipanti superiori a quelle previste dalle attuali disposizioni anti Covid-19».
La Rai spiega che «si comincia con la misurazione della temperatura, nel caso risulti superiore a 37.5° al candidato non sarà consentito l’accesso o la permanenza all’interno della Nuova Fiera di Roma e non sarà possibile sostenere la prova. Le persone in tale condizione dovranno essere momentaneamente isolate e saranno monitorate dalle autorità competenti presenti in loco. Sarà garantito un servizio di primo soccorso medico e autoambulanza con la presenza di personale medico appositamente formato che sarà presente fino al termine delle prove».
Secondo step: l’accesso, previsto con orari scaglionati in tre turni (9.00, 9.30, 10.00) e da due diversi ingressi (ingresso Est e ingresso Nord) per evitare l’assembramento dei candidati, che dovranno presentarsi con mascherina protettiva (di tipo chirurgico o FFP2 senza valvola o FFP3 senza valvola o KN95 senza valvola).
Una volta all’interno della Fiera, i candidati saranno, poi, indirizzati verso il padiglione indicato nella lettera di convocazione attraverso sensi unici di marcia e con una distanza minima di almeno 1 metro dagli altri partecipanti.
All’interno saranno dislocate colonnine di sanificazione delle mani e segnaletica sulle regole igienico sanitarie. Una volta raggiunto il “proprio” padiglione ogni candidato dovrà raggiungere il Punto di identificazione candidati (Pic) dove, appunto, verrà identificato e dove consegnerà il modulo di autocertificazione già compilato.
Ultimate queste operazioni, il candidato verrà dotato di un pennarello, che utilizzerà per la prova e con il quale, in questa fase, firmerà il registro delle presenze, dopo di che riceverà una scheda anagrafica.
I commissari e i segretari della prova indosseranno dispositivi di sicurezza e saranno schermati grazie ad una parete di plexiglass. Il candidato sarà, dunque, inviato a sedersi nella postazione indicata. Tra le postazioni sarà garantita la distanza minima di 1 metro. Sul banchetto il candidato troverà una busta dove dovrà inserire il proprio cellulare spento. Il personale addetto distribuirà il questionario estratto e il foglio risposta all’interno di una busta. I codici a barre creeranno una corrispondenza tra foglio di risposta e scheda anagrafica.
Al termine della prova ogni candidato consegnerà, per prima cosa, il pennarello e sarà invitato a lasciare il padiglione depositando il foglio di risposta, la scheda anagrafica e il questionario al tavolo della commissione. L’uscita dei candidati sarà coordinata ed effettuata a file.
Sui social network, intanto, crescono le polemiche tra chi ha “osato” chiedere di poter svolgere il concorso in tutta serenità, magari facendo svolgere le preselezioni a livello regionale, e chi si diverte a fare il bullo lanciando ridicole accuse.
La petizione con richiesta di rinvio e diversificazione delle sedi, rilanciata anche da Giornalisti Italia, non è stata altro che un grido di allarme lanciato da numerosi candidati di tutta Italia, preoccupati, oltre che dal rischio rappresentato da un assembramento di 3700 persone, dall’esposizione al pericolo per raggiungere la sede d’esame. Un solo esempio: Alitalia non garantisce il distanziamento sui voli di linea, pertanto gli aerei viaggiano pieni in ogni ordine di posti, con viaggiatori che tolgono la mascherina per bere – Alitalia fornisce l’acqua su richiesta – e per mangiare.
I sostenitori del “concorso subito e ad ogni costo” affermano, inoltre, che non può essere tenuto su base regionale perché questo identificherebbe i candidati. Una balla, considerato che – come scritto nella mail che hanno ricevuto i partecipanti al concorso – i candidati riceveranno un test con domande “sulla specifica realtà territoriale” per la quale il candidato concorre.
La domanda è d’obbligo: perché è lecito identificare i candidati per regione nel test preselettivo, ovvero nella prova finalizzata a valutare la preparazione generale e sarebbe, invece, illecito far svolgere i test nelle regioni? Mistero.
In più, chi sostiene che la data del 10 ottobre debba essere un dogma intoccabile cita l’esempio del concorso per la scuola appena bandito, dimenticando che questo si terrà su base territoriale, scaglionato da ottobre a novembre e con commissioni in ogni luogo in cui si terranno le prove.
Per il test la Rai avrebbe potuto utilizzare il metodo usato per i concorsi dell’Unione Europea, dove i controlli della fase preselettiva sono gestiti dalle aziende esterne e i test si svolgono in sedi decentrate (anche più di una per Paese), attraverso sistemi computerizzati.
In più, perché i vertici Rai – e non solo – ritengono possibile lo slittamento del concorso per i credenti di fede ebraica (che, giustamente, rivendicano il loro diritto di culto) e non prendono in considerazione la possibilità di farlo slittare per tutti i partecipanti ad una data in cui la situazione epidemiologica sia migliore?
Un’altra tesi debole è quella in cui si sottolinea che i firmatari dell’appello con cui è stato chiesto un rinvio avrebbero dovuto proporlo prima. Stupisce che, proprio dei giornalisti non tengano conto che l’appello è nato nel momento in cui la curva epidemiologica si è impennata in maniera preoccupante, tanto da costringere il presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, ad imporre l’uso della mascherina anche all’aperto.
In conclusione, è bene ribadire che chi chiede il rinvio del concorso o lo spostamento nelle sedi regionali Rai non vuole che il concorso salti (perché è una grande occasione di lavoro per 90 giornalisti poter lavorare nella più grande azienda culturale del Paese), ma che si svolga in sicurezza e tranquillità. Se questa è una pretesa da stigmatizzare, dovremmo seriamente interrogarci su cosa si intenda per servizio pubblico. (giornalistitalia.it)
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