FIRENZE – C’è anche la professoressa Livia Salvini, avvocato, componente del Consiglio d’amministrazione de Il Sole 24 Ore ed ex presidente del Collegio Sindacale dell’Inpgi (su designazione del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, tra i destinatari delle misure cautelari emesse dalla Procura della Repubblica di Firenze nell’ambito dell’inchiesta su un presunto giro di concorsi universitari truccati.
La prof. Salvini, che si era dimessa dall’Inpgi con decorrenza 1° dicembre 2016, è stata interdetta con altri suoi 21 colleghi dallo svolgimento delle funzioni di professore universitario e da quelle “connesse ad ogni altro incarico assegnato in ambito accademico per la durata di 12 mesi”.
Con l’accusa di corruzione sono stati, invece, arrestati e messi ai domiciliari altri 7 professori universitari di importanti atenei italiani nell’ambito dell’inchiesta condotta dalla Procura di Firenze, guidata da Giuseppe Creazzo, e svolta dalla Guardia di Finanza, che all’alba di ieri ha eseguito le misure cautelari.
Oltre ai 7 agli arresti domiciliari, sono scattate 22 misure interdittive allo svolgimento delle funzioni di professore universitario e di quelle connesse ad ogni altro incarico assegnato in ambito accademico per la durata di 12 mesi, sempre per reati di corruzione. Più di 150 sono state le perquisizioni domiciliari eseguite presso uffici pubblici, abitazioni private e studi professionali.
L’operazione, eseguita dalla Guardia di Finanza di Firenze, che ha messo in campo oltre 500 “baschi verdi” ha riguardato tutto il territorio nazionale. Nei confronti di altri 7 docenti universitari, il Gip di Firenze si è riservato la valutazione circa l’applicazione della misura interdittiva all’esito dell’interrogatorio degli stessi.
Secondo gli investigatori della Guardia di finanza il contesto investigativo dell’operazione denominata “chiamata alle armi” ha preso le mosse dal tentativo di alcuni professori universitari di indurre un ricercatore universitario, candidato al concorso per l’Abilitazione Scientifica Nazionale all’insegnamento nel settore del “diritto tributario”, a “ritirare” la propria domanda, allo scopo di favorire un terzo soggetto in possesso di un profilo curriculare notevolmente inferiore, promettendogli che si sarebbero adoperati con la competente Commissione giudicatrice per la sua abilitazione in una successiva tornata.
Gli approfondimenti hanno consentito di accertare sistematici accordi corruttivi tra numerosi professori di diritto tributario – alcuni dei quali pubblici ufficiali in quanto componenti di diverse commissioni nazionali (nominate dal ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca) per le procedure di abilitazione scientifica nazionale all’insegnamento nel settore scientifico diritto tributario – finalizzati a rilasciare le citate abilitazioni secondo logiche di spartizione territoriale e di reciproci scambi di favori, con valutazioni non basate su criteri meritocratici bensì orientate a soddisfare interessi personali, professionali o associativi. (giornalistitalia.it/agi)