ROMA – «Ho letto su Repubblica una pagina di Concita De Gregorio, purtroppo ho visto solo l’eterno ritorno di una sinistra elitaria e radical chic, che vuole sempre dare lezioni a tutti, ma a noi ha lasciato macerie sulle quali stiamo ricostruendo». Il segretario del Pd, Nicola Zingaretti, non gradisce l’articolo pubblicato sul quotidiano “la Repubblica” dall’ex direttore de “l’Unità”, Concita De Gregorio, e dalla sua pagina Facebook sbotta: «Chi fa un comizio in diretta dopo le consultazioni al Quirinale è un esempio, chi rispetta quel luogo una nullità. La prossima volta mi porto una chitarra. Che degrado. Ma ce la faremo anche questa volta».
Ma cosa è successo? La giornalista lo ha criticato perché, a suo giudizio, dopo il colloquio con Mattarella al Quirinale «alla fine l’anima democristiana del partito ha preso da tempo il sopravvento su quella che proviene dal vecchio Pci». Lo ha fatto ieri e lo ha ripetuto stasera ospite di Fabio Fazio a “Che tempo che fa” su Rai 3, calcando la mano: «Si va verso un Conte ter, è la prima volta di un presidente del Consiglio che governa con tre maggioranze diverse. I cittadini non ci capiscono più niente se vedono in maggioranza gli ex berlusconiani Vitali e Mariarosaria Rossi, oppure la Polverini».
Nel suo articolo su Repubblica aveva scritto: «È gentilissimo, va detto. Leale, tanto una brava persona. E però – ha scritto De Gregorio – ogni volta che inciampa esita traccheggia, tira fuori dalla tasca un foglietto da leggere, non trova l’uscita e qualcuno deve prenderlo per il gomito – per di qui, segretario – Nicola Zingaretti lascia dietro di sé l’eco malinconica di un vuoto. Come un ologramma, sorride e svanisce».
Ovviamente Concita, che non è tipo da mandarle a dire, ha replicato al post di Zingaretti sullo stesso social: «Faccio fatica a credere che il segretario del Pd, tuttora il più grande partito della sinistra italiana, abbia scritto parole in cui mostra di non percepire la differenza fra chi fa politica e chi fa giornalismo. È semplice. Chi fa politica governa, chi fa giornalismo racconta l’azione di chi governa. In totale autonomia e libertà, aggiungo: la libertà di stampa a cui il Presidente Mattarella – garante delle istituzioni democratiche – si è richiamato nel suo discorso di insediamento. Tutti possono sbagliare, politici e giornalisti. Ma è chi governa che costruisce (o demolisce, purtroppo, talvolta) la casa che noi cittadini abitiamo. Lo fa in nome del mandato a rappresentarli».
E la giornalista ha scritto ancora: «Non avendo io, a differenza di Zingaretti, mai governato niente – né una Regione, né un Partito, né un’assemblea di condominio – non vedo quali macerie avrei potuto lasciare. Anche il lessico che il segretario usa mi lascia davvero sorpresa. Non sono tornata, sono sempre stata qui. Radical chic, nella muffita terminologia del dibattito politico, è una definizione che qualifica chi la usa.
Molto spesso le destre, quasi sempre – ci avrà fatto caso – all’indirizzo di persone di sesso femminile per depotenziarne la parola. È una formula usata in senso dispregiativo per indicare chi si dice di sinistra, ma ha redditi superiori alla media. Nemmeno questo è il mio caso. Non toccherei il tema dei miei redditi, tocca vicende sulle quali certo il segretario del Pd può facilmente informarsi. Da ultimo, quando scrive “chi fa un comizio in diretta è un esempio” immagino si riferisca a Renzi, ma non deve aver letto bene il passaggio. Escludo, se lo ha letto, che non lo abbia capito».
«Spero davvero – ha detto ancora Concita De Gregorio – che il segretario del Pd non consideri questa “una lezione”: si tratta, tecnicamente, di una risposta. Dovuta, poiché mi chiama in causa in pubblico. Sulla chitarra non so. Ci sono anche bei film da vedere. Ce n’è uno, in specie, in cui il protagonista spiega che i giornali sono fatti al servizio di chi è governato, non di chi governa. Un po’ altisonante, gli americani tendono al solenne, ma efficace».
Il riferimento ai “redditi” è relativo all’odissea vissuta dalla giornalista a causa delle condanne per diffamazione a mezzo stampa ed i relativi sequestri preventivi patrimoniali subiti, nella sua veste di direttore de l’Unità dal 2008 al 2011. Rimasta senza soldi e col conto corrente bloccato per quasi dieci anni dopo aver lasciato la direzione dell’Unità solo perché l’editore è fallito e molti dei giornalisti condannati sono risultati disoccupati o irrintracciabili. Azioni civili che vanno da Silvio a Paolo Berlusconi, da Augusto Minzolini a Fedele Confalonieri, alla famiglia Angelucci.
“Liti temerarie” ha denunciato più volte Concita De Gregorio chiamando in causa il Pd che, però, a parole ha offerto disponibilità, ma nei fatti l’ha lasciata sola. «Tecnicamente non siamo gli editori e la legge non ci impone nulla» si è sentita dire da Lorenzo Guerini e Luca Lotti. «Ma – ha recentemente osservato la giornalista – qualcuno può davvero sostenere che il Pd non fosse l’editore dell’Unità?». (giornalistitalia.it)