ROMA – «La cura dell’altro è l’unico modo per prendersi cura anche di sé e dà senso al nostro stare al mondo: in fondo la gentilezza è rivoluzionaria». Nell’aggressività e nell’indifferenza che ognuno di noi sperimenta nella vita di tutti i giorni, non ha paura di apparire fuori moda Concita De Gregorio, autrice per Feltrinelli di “Lettera a una ragazza del futuro” (Feltrinelli Kids, pagine 56, 14 euro), piccolo e intenso libro per giovani lettori illustrato da Mariachiara Di Giorgio, in cui la giornalista si rivolge alla se stessa del passato.
«Non esistono categorie, non ci sono le bionde, i ragazzi, i medici, esistono solo le persone: io sono una, tutti siamo uno. Per questo ho scritto a me stessa, per parlare a una persona sola e all’unica che conosco benissimo», spiega all’Ansa la scrittrice, nei weekend conduttrice de In Onda su La7 (con David Parenzo), che definisce quest’ultimo lavoro «un oggetto in forma di libro, una lunga lettera impreziosita da disegni luminosi».
Oscillando tra passato e futuro, ma indirizzando lo sguardo sul presente, De Gregorio lascia che sia la dolcezza a scandire ogni pagina: «sii gentile ragazza del futuro, appassionata e gentile»; scrive. Non c’è volontà di impartire insegnamenti, non ci sono rimpianti per ciò che poteva accadere e non è successo, e nemmeno recriminazioni, ma solo il desiderio di raccontare quanto possa essere gratificante praticare la gentilezza, «un modo di stare al mondo che oggi ha bisogno di un recupero di centralità».
«Nella competizione violenta dei nostri giorni chi è gentile è considerato remissivo, la bontà viene dileggiata, tuttavia il solo modo che abbiamo per opporci alla ferocia è fare gesti gratuiti e sconsiderati di gentilezza», spiega l’autrice, che ha vinto la VII edizione del Premio “Margarita Riviere” per «il rigore giornalistico e la visione di genere» (premiazione a Barcellona).
Il fulcro della lettera è la libertà, «tema dibattuto, e grandissimo: essere liberi non significa fare quello che si vuole, ma essere ciò che si è in una cornice di convivenza, è definirsi in relazione con gli altri. La libertà è sempre una scelta: per me ha significato non assoggettarmi al potere e al denaro», dice, «non sto dicendo di essere docili, anzi, il mio è un invito a essere se stessi, a dire no anche con durezza, a essere forti ma sempre restando gentili. E scrivo a me non per darmi delle indicazioni, ma per ricordare alcuni precetti a cui cerco di ispirarmi. E perché se 30 anni fa avessi avuto la consapevolezza e l’esperienza di adesso forse tante cose le avrei fatte diversamente». Questo libro, così come il Premio “Margarita Riviere”, rimandano al continuo impegno nei confronti di chi resta indietro, delle donne, di oggi e di domani, di chi è debole.
«Per me è impossibile non impegnarmi, non essere femminista, è un fronte aperto, e non potrei fare diversamente. Il punto è riuscire ad avere parità di possibilità: siamo ancora indietro, ma se anche si riuscisse a spostare l’orizzonte di un solo millimetro, o se cambiasse la vita di una singola persona sarebbe un successo», spiega.
Cosa l’attende in futuro? «Molto teatro, perché mi dà forza e bellezza: il teatro ha il pregio enorme della relazione reale e diretta con i corpi vivi. Sarò a dicembre in Puglia con Un’ultima cosa, che ho prodotto, scritto e interpretato: si tratta di invettive funebri di donne che parlano di sé al proprio funerale e dicono appunto un’ultima cosa di fronte a tutti. Con me sul palco ci sarà la musicista Erica Mou che accompagnerà le orazioni con il suono arcaico della ninna nanna in dialetto», afferma, «e poi prosegue il mio impegno in tv con In onda: un listen show che forse va contro lo spirito del tempo, ma la nostra idea resta sempre la stessa, quella di dare spazio e tempo a tutti per dire il proprio punto di vista. Siamo convinti che non sempre si debba dissentire in maniera violenta ma che si possa provare a comprendere anche le motivazioni degli altri». (ansa)