ROMA – Parte dal Senato la legge che potrebbe rivoluzionare il reato di diffamazione. La proposta è stata presentata da Fratelli d’Italia a palazzo Madama e vede come cardine del provvedimento la non punibilità dell’autore della presunta diffamazione se viene pubblicata una smentita. Inoltre niente più carcere ma solo sanzioni economiche.
La prima firma della pdl è di Alberto Balboni, presidente della commissione Affari costituzionali che, in sala Nassirya, ha illustrato la nuova norma insieme al capogruppo Lucio Malan e all’ex senatore azzurro Giacomo Caliendo. L’obiettivo è di approvare una legge ad ampio raggio che comprenda tutte le sfaccettature del reato di diffamazione. Una legge che non riguarda solo i giornalisti, ma anche politici, professionisti, e chiunque può incappare nel reato di diffamazione.
Il ddl contiene «Modifiche alla legge 8 febbraio 1948, n. 47, al codice penale, al codice di procedura penale, al codice di procedura civile e al codice civile, in materia di diffamazione, di diffamazione con il mezzo della stampa o con altro mezzo di diffusione, di ingiuria e di condanna del querelante nonché di segreto professionale, e disposizione a tutela del soggetto diffamato». «Se chi ha pubblicato una notizia diffamatoria della reputazione altrui – spiega Balboni – si rende conto di aver sbagliato è giusto che abbia la possibilità di riparare», se invece, prosegue, «chi sbaglia vuole perseverare nell’errore è giusto che vada a processo».
«Si tratta – aggiunge – di uno stimolo che la politica vuole offrire per una informazione sempre più corretta. Una forma di autodisciplina». L’intenzione è di mettere nero su bianco un orientamento che ormai fa parte del nostro ordinamento giuridico, «perché – dice Balboni – le regole sono state già ampliate anche in occasione della riforma Cartabia. Oggi, per tutti i reati perseguibili a querela, se l’autore del reato risarcisce il danno, il giudice, se lo ritiene commisurato al danno, proscioglie e dichiara estinto il reato per avvenuta riparazione del reato. È un caso in cui si può applicare la giustizia riparativa».
La proposta prevede nuove procedure su tempi e meccanismi della Rettifica dell’interessato, sulle sanzioni in caso di inadempienza (da 5.165 euro a dieci volte tanto), sulle procedure di conciliazione. Presi in considerazione siti internet e motori di ricerca, e anche i diritti degli eredi a proseguire le vertenze in caso di morte dell’interessato, la condanna del querelante – se ha torto – a pagare una somma da 2.000 a 10.000 euro.
Per la diffamazione sarà competente «il giudice del luogo di residenza della persona offesa». Il testo proposto, ricorda ancora Balboni, non è una novità. «Era uscito – sottolinea – dal comitato ristretto, costituito nella scorsa legislatura nell’ambito della commissione Giustizia, un testo condiviso all’unanimità. Il mio auspicio è che ora venga approvato nel più breve tempo possibile». (ansa)
Simonetta Dezi