VIBO VALENTIA – Numero uno assoluto nello sport e nella vita, “lo Sceriffo” Francesco Moser ha accettato l’invito del segretario generale Carlo Parisi e ha aderito con entusiasmo alla Figec Cisal, il nuovo sindacato unitario dei giornalisti e degli operatori dell’informazione e della comunicazione che, nel nome del pluralismo, dell’autonomia, della piena libertà di opinione e di espressione e, soprattutto, senza lasciare indietro nessuno, ha messo fine al pensiero unico nella categoria dei giornalisti.
Giornalista pubblicista iscritto all’Ordine del Trentino Alto Adige dal 24 aprile 1990, Francesco Moser, 73 anni il prossimo 19 giugno, nella sua straordinaria carriera, indietro di ciclisti ne ha lasciati sempre tanti soltanto in gara; non a caso, con 273 vittorie su strada tra i professionisti, è il più vincente campione italiano e il terzo al mondo (dopo Eddy Merckx e Rik Van Looy) di tutti i tempi. Nella vita, però, è stato sempre un gentiluomo. Un signore d’altri tempi che alle maglie della superbia, dell’intolleranza e della supponenza ha preferito quelle iridate di campione del mondo, quelle tricolori di campione italiano e soprattutto quelle rosa del Giro d’Italia: ben 58. Meglio di lui (vincitore nel 1984) sono riusciti a fare soltanto Alfredo Binda (59) e il “cannibale” Eddy Merckx (77). Campione del mondo su strada e nell’inseguimento individuale, oltre al Giro d’Italia, Moser ha vinto tra l’altro anche tre Parigi-Roubaix, due Giri di Lombardia, Milano-Sanremo, Freccia Vallone, Gand-Wevelgem, Parigi-Tours.
Nel suo palmarés anche il successo, per sei volte in nove anni, alla Sei Giorni di Milano e – con la futuristica bici lasciata dopo l’impresa al Santuario della Madonna del Ghisallo – per ben due volte il record dell’ora (che da dodici anni apparteneva a Merckx) a Città del Messico: il 19 gennaio 1984 con 50,808 km (primo uomo a superare la soglia dei 50 chilometri) e quattro giorni dopo con quel 51,151 che è diventata l’etichetta del suo Trentodoc, lo spumante 100% Chardonnay prodotto col metodo classico dalla cantina della sua famiglia. Negli anni scorsi è stato anche più volte campione del mondo dei giornalisti ciclisti.
L’adesione alla Figec Cisal Francesco Moser l’ha sottoscritta al Cala del Porto Hotel di Vibo Marina, quartier generale della dodicesima edizione della “Pinocchio in bicicletta”, il progetto sportivo promozionale “educativo e formativo” promosso nelle scuole dalla Federazione Ciclistica Italiana per recuperare il rapporto con l’ambiente, il territorio, la gente, la storia, le istituzioni e le culture del nostro Paese.
Evento che, in Calabria, reca ovviamente la firma di un altro numero uno, per passione e generosità: Mimmo Bulzomì, patron dello Sporting Club Mileto e storico organizzatore della Sei Giorni del Sole che, 18 anni dopo dopo il progetto “Una bici per Platì”, è riuscito a regalare una grande giornata di festa a quello che l’Italia conosce come il paese più sperduto e più povero:
Nardodipace che ieri, con una festa in piazza, una gimkana in bicicletta e la premiazione del concorso di scrittura e grafica che ha visto protagonisti gli studenti dell’Istituto comprensivo di Fabrizia, Mongiana e Nardodipace, diretto dalla dirigente scolastica Carmen Aloi, all’insegna della “restanza”.
Una straordinaria giornata di festa che, sotto il caldissimo sole di Calabria, con patron Mimmo Bulzomì (campione di passione e generosità) e il vescovo di Mileto-Nicotera-Tropea mons. Attilio Nostro (campione di spiritualità, concretezza e amore paterno), ha visto protagonisti oltre trecento ragazzi, tanti genitori e due numeri 1 che nel mondo sono sinonimo di italianità:
Gerardo Sacco (geniale interprete dell’eterna contemporaneità della Magna Graecia) e, appunto, Francesco Moser che della Calabria è innamorato non solo per aver vinto il Giro della Provincia di Reggio Calabria del 1974 e le tappe del Giro, ma per le sue numerose presenze nella regione sia per vacanza che per promuovere la cultura del ciclismo al fianco di Mimmo Bulzomì.
E che Moser sia un uomo di infinita generosità lo dimostra il suo modo di essere. La sua disponibilità nei confronti di tutti, soprattutto dei bambini, ai quali con infinita pazienza e amore firma autografi ed elargisce preziosi consigli. La sua grandezza potrebbe essere riassunta in piccolo grande gesto.
In sella alla sua bicicletta per l’allenamento quotidiano, che non ha mai abbandonato dopo il ritiro dalle corse agonistiche, sulle strade di Tropea ha notato una donna in difficoltà per aver forato una gomma della propria auto. Senza pensarci due volte, si è fermato e ha cambiato la ruota alla signora che l’ha ringraziato e salutato senza riconoscerlo. Casualmente nella stessa serata, in occasione di una cerimonia in onore di Moser, la donna – presente in compagnia del marito – ha indicato al consorte l’uomo che nella mattinata le aveva gentilmente cambiato la ruota dell’auto: Francesco Moser.
«Un mito», sottolinea il segretario generale della Figec Cisal, Carlo Parisi, «che in virtù dei suoi felici trascorsi sulle due ruote, ho avuto la fortuna di elevare da bambino a mio idolo, da giovane corridore a modello da emulare, da allenatore di ciclismo a maestro e da dirigente della Federciclismo a cristallino esempio nelle battaglie condotte insieme per un ciclismo pulito».
Francesco Moser che, oltre ad essere stato presidente dell’Associazione Corridori (di cui è attualmente proboviro), è stato tra l’altro consigliere regionale, vicepresidente e assessore alla Cooperazione e al Turismo della Regione Autonoma Trentino Alto Adige, sin da bambino ha imparato che nella vita ognuno deve fare sempre la sua parte:
«Solitamente – ammonisce Moser – davanti ai problemi ci si lamenta aspettando sempre che siano gli altri a fare, a risolvere quello che non va. Invece, ognuno di noi, nel suo piccolo, deve rimboccarsi le maniche e metterci la faccia».
«Il nuovo sindacato dei giornalisti – sottolinea, dal canto suo, Carlo Parisi – che per la libertà, il pluralismo, la legalità, l’autonomia, la meritocrazia, il diritto al lavoro, c’ha messo la faccia, non può che quindi essere orgogliosamente felice di poter annoverare nella propria squadra un “Capitano” come Francesco Moser. Una squadra, la Figec Cisal, senza gregari passivi, ma con uomini liberi: al servizio di tutti, per non lasciare indietro nessuno». (giornalistitalia.it)