ROMA – Una sanità eccessiva, una sanità obbligata dalla paura di una causa legale, una sanità tradotta in tutte le promesse possibili e una “non sanità”. Casagit, la Cassa di assistenza integrativa dei giornalisti italiani, in occasione dei suoi 40 anni propone, il 25 novembre alle ore 9.30, una Tavola rotonda su questi temi al Teatro dei Dioscuri di Roma (Complesso di Sant’Andrea al Quirinale, via Piacenza 1).
Protagonisti saranno il prof. Silvio Garattini, direttore dell’Ircss – Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri di Milano, il prof. Aldo Morrone, già ideatore e direttore a partire dagli anni ‘80 del primo Poliambulatorio dedicato alla Medicina delle Migrazioni presso il San Gallicano di Roma e oggi presidente dell’Istituto Mediterraneo di Ematologia, il prof. Giorgio Fraia, medico legale e già docente presso l’Università di Tor Vergata, il presidente della Commissione Sanità del Senato on. Sen. Emilia Carla De Biasi, il Sottosegretario al Ministero della Salute dr. Vito De Filippo e il Ministro della Salute on. Beatrice Lorenzin.
Molti italiani in questi anni di crisi hanno dovuto rimandare cure e indagini diagnostiche per evitare di affrontarne i costi economici. Tuttavia, secondo una stima del Ministero dell’Economia, in Italia per cure inappropriate spendiamo oltre 4 miliardi di euro l’anno. Terapie inutili, esami clinici e radiologici non necessari e montagne di farmaci prescritti in modo quantomeno generoso. Solo gli “accessi inutili” nei Pronto Soccorso costavano, due anni fa, 400 milioni di euro.
Il costo di una sanità ridondante che possiamo sempre meno permetterci ricade sul pubblico e sul privato, quindi anche su fondi come Casagit, sempre più “sostitutivi” del Servizio Sanitario Nazionale, anziché esserne integrativi come prevede lo scopo della loro creazione.
La nostra società, inoltre, si è progressivamente medicalizzata, sostituendo spesso al semplice buonsenso molecole che promettono ogni tipo di prestazione, ma tutte insieme sostanzialmente una cosa: la felicità in tante sfumature.
Geograficamente vicino al nostro modo di vivere fragile e opulento insieme, c’è un altro modello di vita. Quello di un’umanità che vede il nostro paese come una méta e affronta rischi altissimi per raggiungere un mondo apparentemente più facile.
Migranti da paesi dove una cura, anche basilare o malferma, resta un lusso che può far scivolare in miseria un’intera famiglia. La fuga verso la speranza in Italia o in Europa diventa un modo per fuggire anche da quella sanità inesistente.
Su questi temi, forse non inediti, si inserisce un altro elemento capace di aumentare le criticità. I medici italiani stanno frequentando da tempo la cosiddetta “medicina difensiva” che spesso vuol dire prescrivere più esami del necessario per tutelarsi da eventuali cause legali.
Una tenaglia che potrebbe stringersi ancora e compromettere manovre governative per calmierare la spesa, piani di rientro sanitari di intere regioni e bilanci di casse di assistenza sanitaria. In meno parole, un dibattito sul valore dell’appropriatezza prescrittiva necessario in ogni diagnosi o cura.
La Cassa ha 40 anni e promuove un dibattito con medici di fama e il Ministro Lorenzin