CAGLIARI – Cinque giornalisti professionisti e due tecnici dell’emittente privata “Cinquestelle Sardegna” di Olbia sono stati licenziati. Erano da tempo in cassa integrazione (alcuni a zero ore, altri al 50 per cento).
Il titolare della Tv, l’imprenditore Gianni Iervolino, inoltre, non paga gli stipendi da mesi (nemmeno la quota a lui spettante dopo il ricorso alla cassa integrazione) e anche l’Inps è in grave ritardo nel corrispondere la sua parte. I lavoratori non sanno più come andare avanti.
I licenziamenti segnano un forte ridimensionamento dell’emittente e della sua presenza nel territorio e sono conseguenti alla chiusura delle redazioni di Sassari, Nuoro e Cagliari.
L’Associazione della Stampa Sarda, nel manifestare piena solidarietà ai colleghi che hanno perso il lavoro, assicura tutta l’assistenza possibile per la tutela dei loro diritti.
Il sindacato ritiene che la crisi dell’emittente non derivi solo da difficoltà oggettive (la depressione economica ed i ritardi cronici nell’erogazione delle provvidenze pubbliche dovute), ma è convinto che sia soprattutto conseguenza di una gestione insufficiente, miope, non all’altezza della situazione.
Per anni è stato chiesto inutilmente all’imprenditore un piano industriale. I giornalisti si sono messi a disposizione per collaborare al rilancio dell’emittente che ha un ruolo essenziale nella garanzia del pluralismo, in particolare nel Nord dell’Isola, dove è sempre molto seguita.
Ma da parte dell’imprenditore non vi è stata alcuna iniziativa, nessun progetto, nessuna idea innovativa. Niente di niente. Solo tagli e stipendi non pagati. E ora gli errori e le carenze dell’azienda e dei suoi dirigenti li pagano i lavoratori.
L’Associazione delle Stampa Sarda ha chiesto un incontro urgente con il titolare dell’emittente per un esame complessivo della grave situazione. Il sindacato dei giornalisti ritiene che per l’intero settore dell’emittenza privata in Sardegna sia indispensabile un forte impegno anche da parte delle Istituzioni. In pochi anni i livelli occupativi sono crollati. I giornalisti contrattualizzati sono calati del 40 per cento.
Emittenti che sono state importanti nel panorama dell’informazione nell’isola hanno chiuso i battenti o si sono ridotte a svolgere ruoli limitati e secondari. C’è un’emergenza che deve essere colta dagli amministratori pubblici a livello locale e regionale. Gli spazi dell’informazione sono presidi di democrazia ai quali la Sardegna non può e non deve rinunciare.
E due tecnici. L’Assostampa: “La crisi non deriva solo da difficoltà oggettive”