PECHINO (Cina) – Tre attivisti anticorruzione sono stati condannati in Cina, mentre si annuncia una stretta ai controlli sull’attività di giornalisti e avvocati. L’agenzia stampa di Stato Xinhua ha reso noto che i giornalisti potranno lavorare soltanto entro i limiti della loro specialità ed area geografica nell’ambito di misure avviate in marzo per contrastare “le notizie false e i ricatti dell’industria dei media”.
Intanto, la corte di alta sicurezza di Xinyu, nella provincia di Juangxi, ha condannato a sei anni e mezzo di carcere Wei Zhingoping e Liu Ping, e Li Sihua ad una pena inferiore, perché fotografati con uno striscione che chiedeva trasparenza sulle finanze dei funzionari di partiti.
Il partito comunista cinese ha avviato una campagna contro la corruzione, ma evidentemente non tollera iniziative di singoli gruppi, come il Nuovo Movimento dei Cittadini cui appartengono i tre attivisti. La condanna, riferisce la Bbc, viene denunciata da Amnesty International.
Per quanto riguarda le misure sui media, Bob Dietz, coordinatore per l’Asia dell’organizzazione americana Comitato per la Protezione dei Giornalisti, ritiene che facciano parte di “una più vasta azione del governo per fermare le critiche su ogni questione ritenuta dannosa dal governo”.
Infine, un gruppo di avvocati attivi nella difesa dei diritti umani ha scritto una lettera aperta contro una bozza di “codice di condotta” intesa a punire gli avvocati “che escano dai confini professionali”.
Il codice prevede pene per gli avvocati che pubblichino “commenti giudiziari imprudenti, ingiusti o non obiettivi, o facciano uso improprio di internet e altri media”. (Adnkronos/Dpa)
Punizioni per contrastare “le notizie false e i ricatti dell’industria dei media”