CATANZARO – Padre Umberto, nell’intensa omelia, l’ha immaginata gioiosa, frenetica, a fare un po’ di confusione in Paradiso, non sapendo dove correre per prima: dal marito Libero, dall’amica speciale Natuzza Evolo cui stette accanto per oltre sessanta anni, da padre Pio di cui fu figlia spirituale e dal quale accompagnò anche la mistica calabrese nel lontano 1962. Italia Diodati Giampà ha ricevuto l’ultimo saluto oggi, in un’atmosfera di grande serenità, al Conventino, la sua parrocchia catanzarese, dove ogni mattina, ininterrottamente nei decenni, andava a messa di buon’ora, fin quando non è stata colpita dalla malattia che le è stata fatale.
Si è spenta serenamente la mattina dell’8 novembre, mentre a Paravati si festeggiava la ricorrenza dell’arrivo, 21 anni fa, della statua del Cuore Immacolato di Maria Rifugio delle Anime, scolpita da Konrad Moroder. Lì Italia è stata ricordata dal vescovo di Mileto Nicotera-Tropea, monsignor Luigi Renzo, che ha celebrato la messa con l’arcivescovo di Cosenza e presidente della Conferenza episcopale, Salvatore Nunnari, e ha dato l’annuncio della sua morte, provocando l’applauso commosso e affettuoso delle migliaia di persone dei Cenacoli di preghiera venute da ogni dove.
La Diodati Giampà era nata il 7 luglio 1922 a Spezzano Albanese, dove, nella tomba di famiglia, riposeranno le sue spoglie. Natuzza era entrata nella sua vita nel 1945, poiché Italia, giovane sposa del professor Libero Giampà, avendo sentito parlare dei suoi carismi, aveva voluto portare da lei una sua parente colpita da una grave infermità. Si sviluppò da allora un legame profondo tra le due donne. Grazie alla mistica Italia vinse per sempre il dolore di non aver avuto figli e accettò di distribuire quell’amore materno “inevaso” non solo sui nipoti ma su tutte le persone che ha incontrato nel suo lungo cammino, fino agli ultimi giorni.
In tanti la chiamavano “mamma Italia”, anche padre Umberto che ha celebrato il rito funebre e ha raccontato, durante l’omelia, un episodio significativo: «Ora che mamma Italia è in cielo posso confidarvi un segreto. Spesso, proprio come Natuzza, non soltanto offriva al Signore ogni contrarietà vissuta per la salvezza delle anime bisognose, ma assumeva su di sé le sofferenze degli altri e io ne sono stato testimone diretto. Lo scorso anno avevo un fortissimo mal di schiena per uno schiacciamento della vertebra. Non riuscivo più a camminare. Lei mi disse soltanto: “Dirò a Gesù di risparmiare te che hai tante anime da curare e di mandare a me il dolore”. Non so cosa accadde ma come potrebbero confermare i medici qui presenti in chiesa il mio disturbo sparì improvvisamente, mentre mamma Italia fu colpita all’improvviso dal fuoco di Sant’Antonio. Ci ha lasciato una preziosa eredità di fede. E va sottolineato che spesso quando le anime sante tornano alla Casa del Padre accadono strane coincidenze. Mamma Italia si è spenta l’8 novembre, il giorno in cui si festeggiava la fondazione della basilica di San Giovanni Laterano, sede vescovile del Papa, e questo ha un significato particolare vista l’obbedienza e l’amore assoluto che Italia ha sempre avuto per la Santa Madre Chiesa. Ma l’8 novembre era anche la festa della Madonnina di Paravati, costante interlocutrice delle sue preghiere».
Proprio Italia e il marito Libero permisero l’edificazione della prima cappellina di Paravati, acquistando la casetta accanto a quella in cui viveva la mistica. Lì arrivò nel 1959, dono di padre Giuseppe Tomaselli, un salesiano direttore spirituale di Natuzza, una riproduzione della Madonna di Fatima che sarà poi al centro di una serie di fenomeni, tutti registrati sul diario di Libero. Il più ricorrente era il formarsi di una sorta di vapore all’interno della teca che la custodiva, come se la statua respirasse. Ma Natuzza chiese a Italia, Libero e tutti i suoi figli spirituali di più vecchia data di non dare troppa importanza alla cosa, facendoli riflettere con la sua semplicità sul vero significato spirituale di quei prodigi: “La Madonna vuole farci solo capire che lei è viva e ci ascolta veramente, come una mamma che accoglie tutti”.
Italia ha assistito a molti degli eventi misteriosi che hanno scandito la vita dell’amica: le emografie, le bilocazioni, le sofferenze a immagine e somiglianza del Cristo durante il periodo quaresimale e nella Settimana Santa. Un giorno Natuzza le fece toccare una ferita sulla fronte, uno dei segni sanguinosi che ricordavano quelli della corona di spine con cui Gesù salì al Calvario. Il dolore che provò in quel momento Italia ha continuato a sentirlo negli anni.
Io ho conosciuto Italia nel 2010 e ne ho raccolto le intense memorie sulla sua vita accanto alla Evolo nel libro “Natuzza amica mia”, edito dalla Mondadori. Ci mise in contatto la comune e carissima amica Silvana Bertucci. Italia ci teneva a lasciare la sua testimonianza, dopo aver conservato per lealtà il riserbo più assoluto su quanto aveva visto, sentito e vissuto. Non per dare lustro a se stessa, ma per il medesimo amore e la medesima devozione verso Natuzza che prima l’avevano spinta al silenzio. Ma le nostre conversazioni, nella sua casa catanzarese, sono proseguite anche dopo la pubblicazione del libro. Abbiamo pregato insieme, condiviso tante emozioni. Italia era cercata da ogni parte d’Italia: lettere, telefonate, visite. A tutti infondeva speranza e ottimismo, col suo dono di sdrammatizzare sempre ogni difficoltà.
Non aveva un carattere facile, era di piglio, di personalità fortissima, talvolta persino autoritaria, ma su di lei aveva operato la fede più autentica, con frutti magnifici. Sapeva essere tenera e materna con chi aveva il cuore in affanno e a tutti raccomandava di affidarsi fiduciosi a Gesù e alla Madonna come le aveva insegnato Natuzza. Con le lacrime agli occhi mi ripeteva spesso che quando aveva portato la Evolo da padre Pio, lui l’aveva poi congedata con queste inequivocabili parole: «Grazie per avermi portato la santa».
Tante volte Italia parlava con trasporto di com’è bello partecipare all’Eucarestia con la convinzione che nell’attimo della consacrazione il Cristo scende davvero tra di noi e ci unisce a Lui o di come bisogna pregare presentando al Signore ciascuna anima bisognosa, con la stessa disarmante fiducia di un bambino piccolo che solleva le manine verso i genitori.
L’ho vista l’ultima volta una settimana fa. Lei, Silvana e la dottoressa Edy Galati che l’ha seguita con amore nella sua malattia abbiamo recitato il Rosario e poi aperto casualmente, come si faceva sempre a casa sua, il libro “Quando il Maestro Parla al Cuore” che rinchiude le riflessioni dettate dallo Spirito Santo a padre Gaston Courtois nei suoi raccoglimenti in preghiera. Siamo poi rimasti un po’ da soli Italia e io. L’accarezzavo e le tenevo la mano. Pensavo a mia madre che si è spenta due anni fa. In quel preciso momento, Italia mi sorride e mi dice: “Com’è bella la tua mamma santa in Paradiso. Sapessi com’è sorridente e piena di luce. Non la pensare mai con tristezza!”.
L’ultima raccomandazione che mi ha fatto? Di affidarmi sempre a Gesù, di avere fiducia in lui anche nelle prove più dolorose, cercando sempre di cogliere la volontà divina che spesso sfugge alla mente dell’uomo. Italia è una donna che ha fatto del bene, tanto bene, al prossimo. Che ha donato con generosità, donato ai poveri, ma anche conforto ai sofferenti. Ci ha donato anche con la sua vita e la sua morte santa, cioè in totale fiducia e armonia con Dio, un esempio per sempre. Mi piace immaginarla ora accanto alla “sua” Natuzza ancora intente a pregare insieme per la salvezza di noi tutti.
Con la signora Italia ho avuto modo di parlare telefonicamente e successivamente con uno dei nipoti proprio pochi giorni prima della sua salita in cielo. Mi ha tanto incoraggiata dopo aver ascoltato la mia storia e spero tanto che possa esaudire il mio desiderio e cioè abbracciare mio figlio al posto mio. Buon viaggio Signora Italia.