Ciao Rossella, amore mio, ti ricordi la storia del Nunzio Apostolico a Costantinopoli durante la Seconda Guerra Mondiale? In un incontro con la stampa, un giornalista gli chiese: «Monsignore, come fa a conciliare la sua Fede in Dio con la sua missione, in questo difficile frangente, dovendo parlare diplomaticamente con tutti i rappresentati delle potenze belligeranti tra loro?».
Il Monsignore rispose: «La sua domanda è davvero intelligente, me la sono fatta anch’io tante volte. Per cercare risposta, ho molto pregato. Finché Nostro Signore mi ha illuminato: e da quel momento, ho deciso di dire la verità, a tutti». Non tutta la verità, che è cosa diversa…
Quel Monsignore si chiamava Angelo Roncalli e circa 15 anni dopo fu eletto Papa col nome di Giovanni XXIII. Ho spesso pensato a lui, durante la tua lunga malattia, dovendo dire “la verità a tutti” (e non tutta la verità) quando tanti chiedevano della salute di mia moglie. L’ho fatto per rispettare la tua privacy, per difenderti: la tua scelta di non divulgare troppo è stata saggia, negli ultimi anni, specie dopo la tragedia della perdita di Paolo Ivan, il tuo unico figlio.
Soprattutto negli ultimi giorni, spesso mi sono chiesto: «Perché Dio è stato così ingiusto con Rossella, una donna buona, generosa, intelligente, simpatica e così tanto sfortunata?». L’ho chiesto anche a Don Giuseppe, il parroco di questa chiesa dove abbiamo già salutato Paolo Ivan e dove oggi salutiamo te, e lui ha risposto illuminandomi: «Chi siamo noi, esseri umani, per fare una simile domanda al Creatore?».
Già, è il Mistero. Per chi crede, e oggi io voglio crederci, ti sei liberata dalla sofferenza per andare in un mondo probabilmente migliore, come mi ha detto un amico pochi giorni fa. Un altro mondo dove sei di nuovo accanto a Paolo Ivan, il tuo bambino che guardava il mare dal cannocchiale in quella foto che scattai a voi due, in Normandia, nell’estate di vent’anni fa.
Amore mio, per fortuna abbiamo passato anche tanti momenti belli. Sono quelli che ci ricorderemo, io e te, per sempre. E li ricorderò ancora con i nostri amici. Organizzeremo una festa, per te! Vorrei soprattutto ricordarti com’eri e pensare che, come allora, sorridi. Ti chiamavo Wonder woman perché avevi una forza sovrumana: eri il capocronista del Giorno, ti occupavi della nostra casa, seguivi con amore la crescita di tuo figlio, andavi in palestra, organizzavi le feste, mi portavi ai corsi di ballo (dove io ero un disastro, ma tu no) ed eri pure consigliere della Fnsi. Insomma, riuscivi a fare tutto, e bene, contemporaneamente!
Poi sono venuti gli anni più difficili e duri ma tu hai continuato con una forza incredibile a fare una miriade di cose: l’inviata seguendo la Lega, quando non se la filava nessuno, e quella fu una delle tue tante intuizioni giornalistiche; poi il caporedattore centrale; sei stata a più riprese nel cdr del Giorno; e negli ultimi anni eri anche consigliere dell’Associazione Lombarda Giornalisti. Solo io e te però ci possiamo ricordare la sofferenza che hai avuto lo scorso 15 gennaio per risalire le scale della Lombarda dopo l’ultima riunione del consiglio direttivo cui hai partecipato: eri senza fiato, stremata, che calvario hai avuto, amore mio.
Ora è tutto finito? No, la vita continua. Sia per noi su questa Terra, sia per te in Cielo, accanto a Paolo Ivan. Ciao Ross, mi raccomando: quando lo incontri lassù, salutami Papa Giovanni.
Ti amo e ti amerò per sempre!
Un bacio immenso dal tuo Edmondo.
L’ultimo saluto del giornalista Edmondo Rho alla compagna di lavoro e di vita