Addio al giornalista che più di ogni altro ha saputo coniugare professione e valori umani

Ciao Presidente! Nino Capogreco, uno di noi

Antonio Capogreco (Foto Giornalisti Italia)

REGGIO CALABRIA – Se dovessi stilare una classifica dei giornalisti calabresi che meglio hanno saputo coniugare la professione con l’umiltà e l’umanità, non avrei alcun dubbio. Al primo posto ci sarebbe lui: Nino Capogreco. Gliel’ho detto venerdì scorso, quando sono andato a fargli visita all’Hospice Via delle stelle, trovandolo stanco e provato, ma lucidissimo, dolce e sorridente. Con quei suoi occhi azzurri: trasparenti, profondi e penetranti. Come sempre. Lo sottolineo oggi che ci ha lasciato e non potrà rimproverarmi – almeno fisicamente – di manifestare a tutti il suo immenso valore.
Già, fisicamente, perché – come amava ripetere dall’alto della sua profonda coscienza cristiana – la morte non è altro che un aspetto nascosto della vita. A molti fa paura, ma per altri è solo il naturale passaggio nell’infinito universo dell’eternità. Un universo ai più sconosciuto, in realtà molto più vivo e presente di quanto anche i più convinti assertori della sua esistenza possano credere.
È stato, forse, questo il filo conduttore che ci ha unito per tanti anni. Che ha legato la nostra vita a valori importanti. Talmente importanti da darci sempre la forza di liquidare con una risata le miserie umane che, quotidianamente, cercano di minare le nostre giornate.
Non a caso Nino, assieme a mons. Salvatore Nunnari ed a don Pippo Curatola, è stato tra i primi convinti sostenitori della mia proposta di dedicare a Natuzza Evolo il gruppo Calabria dell’Unione Cattolica Stampa Italiana, del quale è stato per tanti anni vice presidente regionale senza mai volerne assumere la guida con la scusa di essere “troppo vecchio”. In realtà era solo umile e saggio.
Nato a Locri il 21 dicembre 1929, Antonio Capogreco era giornalista professionista dal giorno dell’istituzione dell’Ordine dei giornalisti: il 3 febbraio 1963. Dopo gli esordi da collaboratore del Corriere di Reggio e dell’Ufficio di corrispondenza del Quotidiano di Roma, ha legato tanti anni della sua carriera professionale al settimanale diocesano Avvenire di Calabria. Prima con mons. Vincenzo Lembo, poi con mons. Giovanni Ferro, l’arcivescovo di Reggio Calabria che gli affidò la direzione del giornale che mantenne fino al 1970 per, poi, cedere al suo delfino mons. Vincenzo Zoccali.
Negli stessi anni, dal 1962 al 1970, è stato anche tra i redattori più attivi della redazione reggina della Tribuna del Mezzogiorno e, successivamente, tra i collaboratori del quotidiano romano Il Tempo che, a Reggio Calabria, aveva una redazione guidata da Antonio La Tella. Ed ancora, dal 1973 al 1977, corrispondente del quotidiano cattolico Avvenire.
Quando anche in Calabria spuntarono le prime antenne, Nino ebbe la lungimiranza di convincere il vescovo a fondare la prima emittente della Curia reggina, Radio San Paolo, assumendone la direzione responsabile e facendo da maestro a numerosi giovani colleghi.
È stato anche collaboratore dell’agenzia di stampa Ansa ed editore e direttore di Calabria Press, mensile di “aggiornamento culturale, attualità e memoria storica”, che ha curato con certosina competenza e attenzione, assieme alla figlia Anna che, nel passaggio dal cartaceo al digitale, ne ha assunto la direzione.
Autore attento e originale, ha scritto numerosi volumi, tra i quali “Stampa Cattolica tra Reggio e Messina”, “L’Ucsi calabra e il suo patrono”, che ripercorrono la storia del giornalismo cattolico nella regione e nello Stretto, “Paolo e il mare”, “Reggio Spagnola. Le repentine”, scritto a quattro mani con Anna, e tantissimi volumi monografici di storia editi dalla sua EDS Calabria Press Editoriale.
Attivamente impegnato negli istituti di categoria dei giornalisti, oltre che vicepresidente regionale dell’Ucsi, è stato anche presidente del Collegio dei probiviri del Sindacato Giornalisti della Calabria e consigliere dell’Ordine dei giornalisti della Calabria.
Venerdì scorso, all’Hospice Via delle stelle di Reggio Calabria, il suo cuore, che non ha voluto sottoporre ad intervento chirurgico, è impazzito e oggi ha ceduto. Lui ha voluto così. Ha voluto che a spegnere l’interruttore della sua esistenza terrena fosse il Lui in cui ha sempre creduto e nel quale ha sempre trovato conforto.
Un abbraccio forte alla moglie Caterina Bova ed ai figli Anna e Alberto, colleghi giornalisti. La cerimonia funebre avrà luogo domani, giovedì 13 febbraio, alle ore 10, nella Cappella del Cimitero di Gallina.
Il dolore è grande, accentuato ancor di più dal fatto che in quelle stesse stanze, in quell’Hospice Via delle stelle, – che, invece di lasciare al proprio destino, bisognerebbe sostenere e consolidare – quattordici anni fa, mi ha lasciato uno dei miei affetti più grandi, mia madre. Lei e mio padre, morto alcuni anni prima, mi sono stati genitori, fratelli e amici. Come Nino Capogreco. Un padre, un amico e un fratello che vivrà sempre accanto a noi. (giornalistitalia.it)

Carlo Parisi

 

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