ROMA – Caro Direttore, Caro Carlo, dopo sette anni e mezzo di lavoro quotidiano e di impegno professionale oltre ogni regola, fa male leggere le cose che scrivi. Fa male soprattutto immaginare o pensare che Giornalisti Italia possa chiudere per sempre. Ma la cosa che fa ancora più male, è che tu forse non abbia ancora compreso fino in fondo il valore reale di ciò che hai costruito nel tempo.
Giornalistitalia.it non è soltanto un semplice blog di informazione “corporativa”, avrebbe anche potuto diventarlo, ma immagino che tu e Nicoletta Giorgetti, che insieme a te è la macchina vera del giornale, abbiate lavorato moltissimo per evitare questo rischio reale.
Ne avete fatto invece un giornale libero, un organo di informazione senza condizionamenti, assolutamente moderno, un sito dove ognuno di noi in tutti questi anni si è ritrovato, se non altro ha ritrovato colleghi e compagni di lavoro, e certamente ha vissuto insieme agli altri la medesima sintonia di sentimenti comuni.
La cosa che più mi ha dato fastidio in questi mesi, è stato il giudizio, superficiale dico solo questo, che alcuni giornalisti certamente lontani dal nostro mondo hanno provato a dare di Giornalistitalia.it definendolo “un bollettino funebre”, per via delle notizie puntuali, quotidiane, rispettosissime nei toni e nel racconto che Giornalisti Italia ha fatto invece delle tante vittime della pandemia, e fra queste anche tanti giornalisti italiani morti per Covid, non importa se in servizio a casa in pensione, o in ferie. Ma in realtà il vostro era solo il racconto di un Paese in lutto, un lutto a cui ha partecipato anche la grande famiglia di Giornalisti Italia.
Dovete essere orgogliosi, dunque, di questo vostro giornale e dovete crederci ancora, perché Giornalisti Italia in questi anni ha saputo raccontare in maniera equilibrata ed essenziale la trasformazione del giornalismo italiano, e lo ha fatto attraverso il racconto del lavoro di decine e decine di giornalisti che attraverso le proprie inchieste, i propri saggi, i propri racconti, i propri programmi televisivi, le proprie trasmissioni radiofoniche, i propri blog personali, i propri libri, comunicano ogni giorno con il resto del mondo, e producono informazione diretta, non mediata, e a cui avete avuto il coraggio e l’intuizione di dar voce, senza condizionamenti alcuni, e soprattutto senza nessun pregiudizio di fondo.
Ti sfido a indicarmi un solo giornale come il tuo che ogni giorno trova il modo per raccontare in maniera direi così serena il grande mondo della comunicazione italiana.
Di Giornalisti Italia avresti potuto farne uno strumento di pressione, di intimidazione, di condizionamento, dell’opinione pubblica e comunque dei tuoi lettori, e invece avete scelto la strada della “cortesia” – come direbbero gli americani –, la via del dialogo e del confronto garbato, puntando il dito verso l’orizzonte delle certezze e della speranza, e dando grande fiato alle attese dei tantissimi colleghi precari e senza lavoro che ancora inseguono questa nostra professione.
Lo hai fatto anche nei momenti più difficili della vita stessa dell’Ordine dei Giornalisti Italiani, affrontando con coraggio e con responsabilità temi delicatissimi come quelli della crisi dell’Inpgi, dei mille problemi di Casagit Salute, dei rapporti conflittuali all’interno della Fnsi, delle difficoltà di dialogo con la stessa Usigrai, delle mille guerre intestine che anche il grande e contorto “Sistema” della Comunicazione – non solo il Sistema descritto da Alessandro Sallusti e Luca Palamara nel loro libro sulla giustizia – alimenta, custodisce, conserva e tramanda.
Vogliamo parlare di questo? Tu invece hai scelto la via più giusta, che è l’onestà del racconto, e la serietà della proposta politica.
Hai continuato a fare il giornalista attento e scrupoloso, rispettoso dei ruoli, e per una stagione della tua vita, pur dirigendo Giornalisti Italia, hai consapevolmente dimenticato di essere anche il segretario generale aggiunto della Fnsi e il capo del sindacato dei giornalisti di una regione difficile come la Calabria. Avresti potuto usare il giornale contro “gruppi di potere” di vario genere, ma avresti tradito la mission iniziale di Giornalisti Italia.
In tutti questi anni hai invece aiutato tanta gente a crescere, hai difeso intere redazioni dai soprusi dei propri editori, hai dato voce ai più deboli, e certamente hai teso una mano a quelli che ti hanno chiesto una mano d’aiuto. Ma che vogliamo di più da un giornale come il nostro?
Molti colleghi hanno preferito restare alla finestra, e guardare da lontano quello che succedeva intorno a tutti noi, immaginando magari, e a torto naturalmente, di non essere graditi all’interno della casa comune, ma questo è il più grande errore che si possa fare nella vita di un gruppo come il nostro.
“Favorite”, era questo il modo in cui nei nostri piccoli paesi si invitava la gente ad entrare nelle proprie case, un gesto di accoglienza, di umanità, di benevolenza, di rispetto. Questo dovrà semmai essere ancora di più Giornalisti Italia. Guai a chiuderlo. Sarebbe un errore gravissimo.
Capisco che possiate anche essere stanchi di andare avanti da soli, capisco che ci siano mille motivi reali per mollare tutto, ma sarebbe un grave peccato seppellire un giornale che ha invece dato a tutti noi la sensazione di esserci ancora, di far parte di una comunità, di essere iscritti ad un ordine o a un sindacato, e di avere soprattutto alle spalle una seconda famiglia.
Come in tutte le famiglie, anche nella nostra ci sono alti e bassi, incomprensioni e intolleranze, delusioni e aspettative a volte anche irrealizzabili, sogni mancati e tradimenti reali, grandi emozioni e grandi solitudini, ma questa è la vita di tutti i giorni!
Credo che ognuno di noi debba mettersi in testa che, aiutare Giornalistitalia.it a non morire, significhi soprattutto difendere la nostra libertà e il nostro senso dell’appartenenza. Ma questo vale per tutti i giornali del mondo, dai più grandi ai più piccoli. Là dove c’è un giornale, là ci sarà sempre certamente qualcuno che prima o poi troverà la libertà di scrivere quello che pensa, e la storia di ogni comunità, piccola o grande che sia, ha essenzialmente bisogno di parole vere, sane, oneste, soprattutto rispettose degli altri, oltre che di idee libere.
Giornalistitalia ha tutti i numeri per andare avanti, e per continuare a raccontare le cose che vanno, ma anche le cose che non vanno, e con lo stile sobrio educato e attento a cui in tutti questi anni ci avete abituato.
Un giorno di questi – mi permetto di suggerirvi – fate una riunione in streaming, come se fosse una riunione di redazione per la fattura del giornale del giorno dopo, e chiedete una mano a tutti i presenti. Che ognuno di noi scriva qualcosa per il giornale, che ognuno di noi si senta parte vera del prodotto finale, che ognuno di noi proponga i temi da affrontare e da sviscerare insieme, e vedrai caro Direttore che il giornale si rimetterà in moto da solo.
Giornalisti Italia è già abbastanza ben rodato perché continui il suo percorso originario. Io ne sono certo, alla fine ce la faremo. E la conferma più bella, forse, l’hai ritrovata nelle tantissime dichiarazioni di stima, e di affetto anche personale, che tantissimi colleghi e compagni di lavoro da ogni parte d’Italia vi hanno manifestato proprio in questi giorni su Giornalistitalia.it. Come dire? Noi ci siamo ancora tutti. (giornalistitalia.it)
Pino Nano
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Esatto!
Perfettamente d’accordo con Pino Nano. Scusatemi se lo dico – perché è implicito un giudizio non lusinghiero su molti modi di fare informazione in Calabria – ma ho sempre letto con una certa meraviglia quanto trovavo su Giornalistitalia: articoli ben fatti ovviamente, ma soprattutto onesti, su tantissimi temi che ci interessano come giornalisti. Sempre felice, nonostante tutto, di far parte di questa categoria, dai primi esordi ad oggi che sono in pensione, ho ritrovato in questa testata l’orgoglio dell’appartenenza.
Dunque, caro Carlo, non arrenderti! Ci priveresti di un caro amico e faresti torto a te stesso e a quanti hanno collaborato con te. Un abbraccio.
Applausi e una preghiera. Andate avanti!
Tutta la mia solidarietà.
Pino Nano ha ragione. Applausi.
Concordo!
Chiudere sarebbe un delitto. Gravissimo.
Forza!
Come non condividere le tue parole Pino. “Noi ci siamo tutti”…
Forza! Non deve chiudere!
Ecco, appunto. Identità!
Forza!!!
In bocca al lupo!
Bravi! Forza! Avanti tutta! Un abbraccio.
Concordo con la riunione in streaming per chiedere un aiuto a tutti i colleghi di buona volontà. Giornalistitalia non deve chiudere.
Avanti tutta!
Non si può. Non deve chiudere.
Ci sono! E ci sarò!