TORINO – Da venerdì sera un altro nome si è aggiunto a quello delle numerose emittenti radiotelevisive piemontesi che hanno chiuso, o sono in procinto di farlo, a causa della crisi che ha colpito il settore.
«Primaradio ha terminato le sue trasmissioni. Ringraziamo il personale, gli ascoltatori e gli amici che ci hanno accompagnato». Questo, dopo 22 anni di attività, il comunicato pubblicato sul sito dell’emittente.
«Un addio che lascia molto amaro in bocca – sottolinea l’Associazione della Stampa Subalpina – anzitutto ai tre dipendenti tra i quali una giornalista, che hanno conosciuto la loro sorte in questo modo brutale. Un comportamento che colpisce ancor di più se si considera che proviene da una proprietà religiosa che dovrebbe avere l’attenzione sociale al centro del proprio interesse. In questo caso non si è tenuto conto neppure delle buone maniere».
«Ma amareggia anche il fatto – incalza l’Asssostampa – che Asti abbia perso una sua voce storica che dal 1994 (prima ancora era Radio Asti Doc) raccontava il territorio con i suoi radiogiornali (13 edizioni giornaliere) e con trasmissioni di approfondimento, interviste, collegamenti e dirette. Nell’ultimo anno e mezzo, sotto la direzione di don Moreno Filipetto, diverse trasmissioni erano già state cancellate dal palinsesto. Ora l’editore – l’Istituto Salesiani San Giovanni Bosco – ha ceduto direttamente le frequenze a un’ altra emittente».
Alla giornalista Betty Martinelli, ai dipendenti e ai collaboratori di Primaradio va, naturalmente, la solidarietà dei colleghi e dell’Associazione Stampa Subalpina. «Ma solidarietà vogliamo dare – rimarca il sindacato giornalisti del Piemonte – anche a tutti i radioascoltatori e telespettatori piemontesi, che ogni giorno vedono impoverito il tessuto informativo sui loro territori. Ormai non passa settimana senza che qualche lavoratore dell’informazione non abbia perso il posto di lavoro. È tempo che la società civile e gli amministratori pubblici riconoscano lo “stato di emergenza” per il settore, realizzando interventi strutturali».
L’Assostampa Subalpina: “Un addio molto amaro, anzitutto per i tre dipendenti”