MILANO – Il primo numero, datato 8 gennaio 1997, portava in copertina il titolo “Ministeri a delinquere”, aveva un articolo di spalla di Umberto Bossi, e di taglio una “foto-notizia”: un uomo col cappello in mano a chieder la carità e la didascalia “Uno Stato da abbandonare prima di finire così”. Era, la Padania, il giornale guerriero di una Lega che si rappresentava guerriera e federalista ma con forti venature secessioniste.
Il quotidiano leghista, fortemente voluto da Bossi, che, da sempre, tra i suoi pallini ha il giornalismo e la comunicazione, dal primo dicembre prossimo non sarà più in edicola.
Lo ha annunciato, in prima pagina, lo stesso quotidiano di via Bellerio, informando che venerdì, dopo un incontro tra Matteo Salvini e il presidente dell’Editoriale Nord Ludovico Gilberti, è stato comunicato al Comitato di redazione del giornale “l’avvio della cassa integrazione per tutti i dipendenti a partire dal primo dicembre.
Non ci sono più quattrini in via Bellerio, questa la sostanza dei fatti, e i tagli ai fondi per l’editoria sono stati il colpo di grazia per il quotidiano cui Bossi, fin dal titolo evocativo, affidò il compito di diffondere “il sogno della Padania indipendente”.
Interpellato dall’Ansa sulla chiusura del quotidiano, la cui foliazione ormai da tempo è ridotta a 12 pagine, Matteo Salvini ha spiegato che “la Lega è al risparmio su tutto e quindi non ha rinnovato il proprio contributo all’Editoriale Nord. Ma in questo caso si tratta anche dell’ennesimo bavaglio calato dal Governo Renzi che riduce i contributi per l’editoria che esistevano da anni”.
“La Lega è al risparmio – aggiunge il leader leghista – ma comunque non ci arrendiamo e, coinvolgendo i giornalisti della Padania, stiamo lavorando per trovare una soluzione per rimanere quantomeno su internet”.
Soluzione al momento tutta da trovare. Spiega la direttrice Aurora Lussana, che assunse la direzione giusto due anni fa, quando era ormai iniziata la parabola discendete dei mezzi a disposizione del quotidiano: “Indubbiamente ci sono stati anche errori gestionali interni nel passato ma questa botta del taglio al fondo per l’editoria ha decurtato dell’80% i nostri introiti e poiché‚ la Lega non può più garantirci il contributo che ha sempre dato siamo in ginocchio. Fin dal marzo scorso – aggiunge la direttrice che andrà in cassa integrazione con 14 giornalisti e 5 tipografi – abbiamo ridotto all’osso le spese, fatto tagli anche di personale, sacrifici di ogni tipo, ma non basta. Col taglio drammatico dell’oligarca Renzi per noi finisce la corsa”. (Ansa)
E non rinnova il contributo all’Editoriale Nord. Cigs per 15 giornalisti e 5 tipografi