PARAVATI DI MILETO (Vibo Valentia) – L’ultima intervista che la Rai fece a Natuzza Evolo, già molto provata dalle sofferenze di una vita dedicata alla salvezza delle anime, gliela feci io nella sua casa di montagna in Sila.
Testimone di quel nostro ultimo incontro è stato padre Michele Cordiano, il sacerdote che per quasi 20 anni è stato il suo angelo custode in terra. E ricordo che la prima domanda che le feci riguardava la sua vita e la sua missione di fede. Le chiesi se l’idea della morte le facesse paura. Mi rispose così:
«Perché dovrebbe farmi paura? La morte è la soluzione naturale della nostra esistenza, se non ci fosse la morte non ci saremmo noi e non ci sarebbe la vita… intanto c’è la vita in quanto c’è la morte. Commette un gravissimo errore chi crede che la morte sia la fine, essa è invece solo l’inizio di un nuovo cammino. Ho capito tutto questo quando ero ancora una bambina. Un giorno si presentò alla mia casa un povero che chiedeva l’elemosina; in casa c’era soltanto un tozzo di pane: aprii la panca dove di solito conservavamo il pane e diedi a quel povero quell’unico pezzo di pane che era rimasto…
Prima di andarsene il povero mi chiese se avessi un desiderio da realizzare, gli dissi che mi sarebbe piaciuto conoscere San Francesco di Paola, lui allora mi sorrise e mi rispose “oggi il tuo desiderio è finalmente esaudito”… Da quel giorno non rividi più quell’uomo, ma nel sogno gli chiesi alcune cose che puntualmente si avverarono…
Quel giorno capii che San Francesco era venuto a trovarmi e che la morte di un uomo è soltanto il vero trionfo della vita terrena… perché dopo la morte c’è un’altra vita in cui ognuno di noi ritroverà finalmente gli affetti lasciati e gli amori traditi dalla morte terrena».
Alla luce di tutto questo, oggi, credo di poter scrivere che non si potesse immaginare festa di compleanno più bella di questa per Natuzza Evolo che domani, venerdì 23 agosto, avrebbe compiuto 100 anni di vita e che per la Storia della Chiesa in Calabria diventa un compleanno davvero del tutto speciale e straordinario.
Papa Francesco ha, infatti, voluto che la Chiesa che Natuzza in vita aveva cocciutamente immaginato, desiderato, e poi finalmente realizzato, in quello che un tempo era solo un dirupo collinare alle porte di Paravati, oggi diventi ufficialmente invece uno dei Grandi Santuari Mariani d’Italia.
Si parte alle 18.30 di venerdì 23 agosto, giorno del suo compleanno, e si andrà avanti fino al calare delle tenebre. Sarà una cerimonia solenne, presieduta dal vescovo di Mileto-Nicotera-Tropea, mons. Attilio Nostro, il sacerdote che Papa Francesco ha scelto per “rimettere ordine” al clamore a volte anche eccessivo seguito alla morte della mistica calabrese.
Parliamo di uno dei grandi veri misteri della Chiesa Contemporanea, che per 80 anni ha visto al centro della scienza questa contadina minuta di Paravati che a Pasqua sudava sangue e viveva il grande mistero delle stimmate alle mani e ai piedi. Ma di lei si diceva anche che parlasse con i morti, che vedesse l’angelo custode di chi bussava alla sua porta, che parlasse con la Madonna e che arrivasse a fare veri e propri miracoli.
Era il 1° novembre del 2021 quando mons. Attilio Nostro fece la sua prima apparizione sul sagrato di Paravati. «Natuzza – ricorda il vescovo – è un segno, in questa terra. Natuzza è la prova che Dio non si distrae, che Dio ha un progetto per ciascuno di noi». E tutti noi che l’abbiamo conosciuta, che abbiamo avuto modo di vederla, di ascoltarla, siamo stati colpiti da questa sollecitudine. Potremmo riassumere così il senso del suo messaggio. “Tu non sei solo”. “Dio è accanto a te”. “Dio ti conosce”. “Dio non si è sbagliato con te”.
Era la stessa certezza che aveva Natuzza Evolo e che quel pomeriggio nella sua casa di montagna mi disse: «C’è una cosa bellissima che la vita mi ha insegnato ed la certezza che Dio esiste e che niente è più forte del suo amore. Dio esiste, meravigliosamente, straordinariamente, prepotentemente, è questa la grande certezza della mia esistenza. È difficile forse che io riesca a spiegarglielo bene, le ripeto non conosco neanche i numeri o le lettere dell’alfabeto, ma posso assicurare a tutta questa gente che continua a cercarmi che vale la pena di pregare perchè solo così ognuno capirà il senso vero della vita. Altrimenti, quella che verrà dopo di noi, sarà una vita ancora più triste di questa già vissuta».
Don Attilio Nostro, quel giorno sulla grande spianata di Paravati, parlando a braccio, ricordò che “quello di oggi è un giorno che segue altri giorni, nel quale sono venuto qui pellegrino, mendicante, pieno di dubbi o di presunzione.
In altri due incontri con Natuzza, avevo discusso di quanto potesse essere difficile essere sacerdote, non avrei mai immaginato che sarei diventato il suo vescovo. E quindi, per me è una ragione di enorme grazia poter dire a questa serva di Dio tutto l’amore, in risposta all’amore con il quale sono stato da lei accolto. Spero che la sua sollecitudine, e questa carità fraterna che mi ha voluto manifestare possa trovare nella mia vita, ma soprattutto nel mio ministero una saggia e adeguata risposta».
Poi con la mano tesa in avanti indica la Chiesa di Natuzza, disse: «Spero che varcando quella porta, quella porta che indica la misericordia di Dio, la gente possa uscire di là dicendo “Il Signore ha parlato al mio cuore”». Era chiaro che prima o poi sarebbe accaduto il miracolo, e che il Vaticano decidesse non solo di aprire la Chiesa al culto, ma di elevarla anche a Santuario Mariano.
Ecco perché la notizia della cerimonia solenne che si celebrerà venerdì 23 agosto a Paravati non mi meraviglia più di tanto. Semmai, mi conferma il legame profondo, intimo, sostanziale, anche se mai palese e mai dichiarato prima, che c’è sempre stato tra la Chiesa di Papa Francesco e la realtà di fede che si respira a Paravati.
«Pregate non solo per me – disse quel suo primo giorno a Paravati don Attilio – ma anche per questa meravigliosa Chiesa che è un’altra figlia di Natuzza. Perché questo santuario possa diventare ciò che era ed è nel cuore di Dio. Un posto dove le anime possano trovare rifugio. Un posto dove gli assassini possano riconciliarsi con Dio, pentirsi, ravvedersi, confessare. Un posto dove i delinquenti possano capire che esiste una alternativa al delinquere. Un posto dove marito e moglie si possano riconciliare. Un posto dove i ragazzi possano lottare per un mondo nuovo. Un mondo dove anche i sacerdoti possano ritrovare la propria vocazione, la radice di quell’amore che li ha portati a rinunciare a tutto per Dio».
Il nuovo Grande Santuario Mariano che porta il nome di Natuzza si prepara, dunque, a vivere una sua nuova stagione di vita, e tutto questo a 100 anni dalla nascita della mistica di Paravati.
Un Grande Santuario Mariano meta di nuovi pellegrini e di nuove adunate. Nuova oasi di preghiera e di fede. E forse, soprattutto, Santuario Mariano come tanti altri sparsi per il mondo, nato qui in Calabria nel nome di Natuzza Evolo, e pronto ormai a ricevere la notizia che il popolo di Natuzza attende da anni, e cioè il riconoscimento formale della sua beatificazione.
È vero, la Chiesa ha i suoi tempi, a volte anche lunghissimi ed estenuanti, ma è giusto che sia così. «Natuzza – sottolinea mons. Nostro – per noi è stato un segno profetico, di quale è la strada che noi siamo chiamati a percorrere». Dunque, come si fa a non credere che Natuzza sarà Beata?
I presupposti fondamentali perché Natuzza possa diventare Beata oggi ci sono ormai già tutti. Questo lo dicono teologi di chiara fama internazionale. E se la Chiesa ufficiale ha formalmente deciso di innalzare la Basilica di Paravati a Santuario, allora qualcosa vorrà anche dire.
Se non altro, qualcosa di importante si muove. Ora serve solo aspettare, anche se per la verità “Natuzza è già Santa”. Così gridava a squarciagola il suo popolo sotto la pioggia battente il giorno del suo funerale. Era il 1° novembre del 2009. Sono passati 15 anni, eppure sembra appena ieri.
Eccoli i dieci Santuari Mariani più famosi d’Italia. Dal 23 agosto ci sarà anche quello di Paravati: 1) Santuario della Madonna del Divino Amore a Roma; 2) Santuario di Maria Santissima Addolorata a Pietralba; 3) Santuario della Madonna della Guardia di Genova; 4) Santuario della Beata Vergine del Rosario a Pompei; 5) Santuario della Beata Vergine di San Luca a Bologna; 6) Basilica della Santa Casa a Loreto; 7) Santuario di Maria Santissima del Tindari; 8) Santuario di Maria Santissima Addolorata a Castelpetroso; 9) Basilica di Santa Maria degli Angeli ad Assisi; 10) Santuario della Madonna della Corona a Ferrara di Monte Baldo (Verona). (giornalistitalia.it)
Pino Nano
Pino, ti leggo sempre con vero interesse e piacere. Questa volta anche di più. È una bellissima notizia e la tua testimonianza personale è preziosa. Grazie a te e grazie a Carlo per le tante informazioni che ci regala.