Caro direttore,
mi riferisco all’articolo pubblicato sul sito Giornalisti Italia e che ho avuto modo di leggere oggi dal titolo “Membro del Cda trasforma cantina in alloggio”. Dalla descrizione dei fatti ho dedotto che si riferisse a una vicenda che mi riguarda e che vorrei riportare nei giusti confini.
Lungi da me tentativi di minimizzare, vorrei però rassicurare tutti sulla mia condotta di amministratore dell’Inpgi. Nel senso che non ho mai usato la mia carica, come sembrerebbe suggerire l’articolo, per ottenere vantaggi e che quella che viene descritta altro non è a mio avviso che una questione condominiale che va affrontata, come già affrontata, nelle sedi opportune.
Anzitutto non esiste alcun cambio di destinazione d’uso dei locali a me affittati. Si tratta di due “cantine” poste al primo piano dello stabile, già trovate con le seguenti caratteristiche: hanno due finestre e un balcone con affaccio su un cortile, una delle due porte era già murata al mio arrivo, i locali erano già comunicanti; erano dotate fin da prima che fossero a me locate di: caldaia, riscaldamento con due caloriferi, attacchi idrici funzionanti, attacco del videocitofono, prese dell’antenna tv e del telefono fisso. Ripeto: sono queste le condizioni in cui ho trovato le “cantine”, non le trasformazioni da me operate. L’unico lavoro da me effettuato è stata la dotazione di un servizio igienico. Troppo poco a mio avviso per definire la mia attività come un cambio di destinazione d’uso, che sarebbe stata casomai ipotizzabile per esempio con la costruzione di una cucina. Insufficiente certo a far ritenere da persone in buona fede quale tu certamente sei che io abbia trasformato “cantina in alloggio”. Sta di fatto che ho dato la disponibilità a eliminare il servizio igienico, cosa di cui ho informato per le vie brevi da settimane l’istituto.
Alla luce di quanto pubblicato, ho ritenuto doveroso offrire ai colleghi eventualmente interessati opportuni e documentabili elementi di conoscenza.
Un cordiale saluto.
Carlo Chianura
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Caro Carlo, nel pubblicare la tua lettera, ritengo doveroso fare alcune precisazioni. Giornalisti Italia ha avuto notizia che “un consigliere di amministrazione dell’Inpgi ha eseguito dei lavori non autorizzati in due cantine della casa presa in locazione dall’Inpgi” e l’ha pubblicata chiedendo all’Istituto chiarimenti ad oggi, comunque, non arrivati.
Ti ringraziamo del fatto che ad assumere l’iniziativa di dare un volto al protagonista, ma soprattutto un quadro chiaro della vicenda, sia stato tu offrendo, così, a tutti la possibilità di conoscerne i contorni. Permettimi solo di sottolineare che, contrariamente a quanto affermi, non abbiamo definito, né ipotizzato, da come si evince chiaramente nell’articolo, che nel fatto si possa ravvisare un eventuale abuso della tua carica di amministratore Inpgi “per ottenere vantaggi”.
Da persona in buona fede quale tu certamente sei, comprenderai che ricevuta la notizia da fonte affidabile (che, però, non ha voluto rivelarci il nome del protagonista), l’abbiamo pubblicata chiedendo lumi all’istituto. Per quanto ci riguarda, concordiamo con te: la vicenda è chiusa e, al di là degli aspetti che certamente chiarirai nelle sedi opportune, ricondotta nei giusti confini. Cordialmente.
Carlo Parisi