CARACAS (Venezuela) – Non si hanno più tracce del giornalista venezuelano Jesus Medina Ezaine. Il motivo della sua sparizione potrebbe essere legato ad un reportage effettuato nel temibile carcere di Aragua, meglio noto come Tocoron, che ospita detenuti colpevoli di reati molto violenti. Proprio un mese fa Medina, insieme al giornalista italiano Roberto Di Matteo e al collega ticinese Filippo Rossi, si era introdotto nella struttura penitenziaria per realizzare un servizio sulle condizioni dei detenuti.
I tre, il 7 ottobre, erano stati arrestati dalla Guardia nazionale bolivariana per essere entrati nel carcere e perché in possesso di apparecchi di registrazione non autorizzati. Successivamente le autorità venezuelane li avevano rilasciati dopo essersi accertate che i tre non avessero commesso nessun reato. Ma, se per Rossi e Di Matteo non ci sono state altre conseguenze, per Medina non si può dire lo stesso perché da sabato se ne sono perse le tracce.
A lanciare l’allarme oggi è stato il Sindicato nacional de trabajadores de la prensa, il sindacato dei giornalisti venezuelani, attraverso il quotidiano Dolar Today, lo stesso giornale che, martedì scorso, ha pubblicato il servizio sul carcere di Tocoron firmato da Medina che, nel frattempo, non solo è riuscito a tornare in possesso delle apparecchiature sequestrate ma si è anche procurato materiale scottante come fotografie di detenuti armati di pistola e coltivazioni di marijuana all’interno del penitenziario.
Il trentaquattrenne Medina ha avuto gli ultimi contatti con i famigliari alle 15.30 di sabato, poi di lui non si è saputo più nulla di lui. Prima di sparire, ha inviato un inquietante messaggio alla giornalista Elyangelica González: «Urgente, mi hanno preso».
Nella giornata di ieri, il quotidiano El Nacional aveva scritto che il giornalista si trovava nella sede del Sebin, il servizio di intelligence venezuelano, venendo, però, poi smentito dalla stessa agenzia di sicurezza.
«Sono stato molto in contatto con lui nell’ultimo mese – racconta Filippo Rossi al Corriere del Ticino, giornale con il quale collabora e che molto si è speso durante i giorni difficili in Venezuela, – e gli ho consigliato a più riprese di lasciare il Paese e provare a chiedere asilo politico, ma lui continuava a temporeggiare. Spero che ora non sia troppo tardi. Le piste sembrano essere due a farlo sparire potrebbe essere stato il governo oppure i mafiosi che controllano il carcere».
Il Sindacato dei giornalisti venezuelani sta cercando di fare pressione sulle autorità del Paese sudamericano per ottenere chiarezza su quanto successo e ha lanciato una campagna su Twitter con l’hashtag #dondeEstaJesusMedina. (giornalistitalia.it)
Francesco Cangemi