Le dure immagini della funivia del Mottarone ammoniscono e ci rendono più consapevoli

Censurare la cronaca è cancellare la storia

Un fotogramma del filmato registrato dalle telecamere di sorveglianza della funivia del Mottarone e mandato in onda dal Tg3. Si vede la cabina che, a qualche metro dalla stazione di arrivo, si rovescia su se stessa e, a forte velocità, precipita a valle fino a schiantarsi

FIRENZE – Discutiamone pure delle immagini della funivia del Mottarone, quelle degli ultimi attimi di vita dei passeggeri. Discutiamone, ma senza preconcetti e pruriti moralistici che in altre occasioni simili non si sono manifestati, eventi fermati da foto e video che hanno cambiato la nostra vita e anche la storia.

Stefano Fabbri

Eppure erano ultimi atti di vita anche quelli, o di vite appena spezzate. Ne pubblico alcune alle quali potrei aggiungere il video del 17enne ucciso in una tentata rapina un anno fa, quello dell’impiccagione di Saddam, di ragazzi di Srebrenica un minuto prima di essere uccisi, di aerei che stanno cadendo e del loro schianto mortale a terra, di Floydd che smette di respirare con un ginocchio sul collo. Erano meno urticanti? Quelle vite valevano di meno? Oggi, anche se alcune sono molto recenti, le avremmo pubblicate? Sono davvero prive di pietas?
Di quelle della funivia c’è una sequenza, per ora meno trasmessa di altre, ed è ripresa da un punto più arretrato: si vede l’arrivo della cabina, l’inserviente che è pronto ad aprire la porta ai passeggeri, lo sgancio del cavo, l’incredulità dell’uomo che esita e poi corre probabilmente a cercare di azionare un freno che non c’era e che anche ci fosse stato forse non avrebbe potuto bloccare in tempo la cabina.

La foto di Eddie Adams che ritrae il capo della polizia di Saigon che, il 1° febbraio 1968, spara a un ufficiale vietcong con le mani legate ha vinto il Premio Pulitzer e fatto condannare l’uomo che ha premuto il grilletto

Sono immagini dure pensando agli ultimi secondi di vita di uomini, donne, bambini. Ma sono anche un documento di cronaca straordinario, che parla, e che, al di là degli esiti dell’inchiesta, ci dice molto, evoca un clima di approssimazione con cui viene trattata la sicurezza, ci mette in guardia, ci rende più consapevoli grazie al sacrificio inconsapevole di altri esseri umani.

11 settembre 2011: l’attacco alle Torri Gemelle di New York che causò la morte di 2977 persone

Ecco cosa quelle immagini aggiungono alla narrazione di una tragedia. E ora scatenatevi e datemi del “guardone”. Non sono innamorato delle mie opinioni. Sono pronto a cambiarle. Se ne trovo altre più convincenti. (giornalistitalia.it)

Stefano Fabbri

Uno degli 81 cadaveri della Strage di Ustica del 28 giugno 1980

Robert Capa (pseudonimo di Endre Ernő Friedmann): “Il miliziano morente”, 1936, foto simbolo della Guerra di Spagna

 

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