FIRENZE – Discutiamone pure delle immagini della funivia del Mottarone, quelle degli ultimi attimi di vita dei passeggeri. Discutiamone, ma senza preconcetti e pruriti moralistici che in altre occasioni simili non si sono manifestati, eventi fermati da foto e video che hanno cambiato la nostra vita e anche la storia.
Eppure erano ultimi atti di vita anche quelli, o di vite appena spezzate. Ne pubblico alcune alle quali potrei aggiungere il video del 17enne ucciso in una tentata rapina un anno fa, quello dell’impiccagione di Saddam, di ragazzi di Srebrenica un minuto prima di essere uccisi, di aerei che stanno cadendo e del loro schianto mortale a terra, di Floydd che smette di respirare con un ginocchio sul collo. Erano meno urticanti? Quelle vite valevano di meno? Oggi, anche se alcune sono molto recenti, le avremmo pubblicate? Sono davvero prive di pietas?
Di quelle della funivia c’è una sequenza, per ora meno trasmessa di altre, ed è ripresa da un punto più arretrato: si vede l’arrivo della cabina, l’inserviente che è pronto ad aprire la porta ai passeggeri, lo sgancio del cavo, l’incredulità dell’uomo che esita e poi corre probabilmente a cercare di azionare un freno che non c’era e che anche ci fosse stato forse non avrebbe potuto bloccare in tempo la cabina.
Sono immagini dure pensando agli ultimi secondi di vita di uomini, donne, bambini. Ma sono anche un documento di cronaca straordinario, che parla, e che, al di là degli esiti dell’inchiesta, ci dice molto, evoca un clima di approssimazione con cui viene trattata la sicurezza, ci mette in guardia, ci rende più consapevoli grazie al sacrificio inconsapevole di altri esseri umani.
Ecco cosa quelle immagini aggiungono alla narrazione di una tragedia. E ora scatenatevi e datemi del “guardone”. Non sono innamorato delle mie opinioni. Sono pronto a cambiarle. Se ne trovo altre più convincenti. (giornalistitalia.it)
Stefano Fabbri