ROMA – Il Cda della Rai “non è fatto di «pianisti», di persone cioè che premono solo un tasto per dire sì o no senza possibilità, o quasi, di decidere autonomamente. È, invece, “ancora il datore di lavoro di tutti i dipendenti Rai, dirigenti compresi fino al direttore generale. Dal prossimo mandato cambieranno le cose, come prevede la legge di riforma, ma per ora è così, che piaccia o no…”. Franco Siddi, consigliere d’amministrazione Rai, torna alla carica, e all’Agi dice chiaramente quello che pensa per quanto accaduto ieri durante i lavori del Cda partiti con l’illustrazione di quelle che definisce “linee strategiche del Piano industriale 2016-2018” e poi all’improvviso accesosi su un altro fronte, quello della composizione della squadra di collaboratori di Carlo Verdelli alla direzione editoriale dell’offerta informativa del servizio pubblico.
Proprio Siddi ieri, non appena è venuta fuori questa novità – rappresentata dalla proposta di nomina di Francesco Merlo, editorialista de “la Repubblica”, a vice direttore di Verdelli, e quindi gli altri nomi della squadra, come Pino Corrias, capostruttura a Rai Fiction, e Diego Antonelli, esterno, indicato come caporedattore dell’area digital, cioè la parte internet – ha manifestato chiaramente il disagio di componente del Cda non consultato ma scavalcato, e come lui lo sono stati anche altri. E per giunta il tutto appreso dall’esterno, anche a mezzo tweet che andavano da una parte all’altra.
“Il Cda non può essere messo di fronte a mezzo stampa ad atti compiuti che possono apparire irrinunciabili”, dice Siddi, lanciando comunque un messaggio distensivo. “È del tutto naturale che il Cda possa e debba fare una maggiore riflessione. Sono certo che questa avverrà, che la Rai saprà fare tesoro di una dialettica nata in forma non del tutto ordinaria ma che ricadrebbe nei canali istituzionali e che consentirà di trovare una rotta ancora più incisiva nella strada del cambiamento, nella tutela e nella valorizzazione di tutto il patrimonio aziendale”.
L’ex segretario generale della Fnsi si dice “fiducioso che questa impresa possa e debba avere successo nella stagione in cui l’Italia sta affrontando le sfide di un cambiamento difficile ma indispensabile per liberarla dalle incrostazioni di vecchi «centrali di potere», ma anche di salotti e circuiti anomali”. Ma dice anche che il Cda di viale Mazzini non è stato chiamato a ragionare e deliberare sulla struttura che fa capo a Verdelli. E a proposito di Merlo, Siddi ricorda che è sì “un illustre giornalista”, ma è anche “pensionato e non può essere assunto da un’azienda pubblica”.
“A prescindere dal fatto che la professionalità e l’intelligenza non vanno evidentemente in pensione, c’è una legge dello Stato – ricorda Siddi – che impedisce l’assunzione di un pensionato, una legge va rispettata, al di là delle singole opinioni e per rispetto dell’etica di una azienda pubblica”. Gli è anche evidente che Verdelli debba poter contare su una squadra di collaboratori, perché non è un’impresa da poco, tutt’altro, quella di mettere mano a tg, talk show, infotainment, “però sono assurdi e inaccettabili sostanza e metodo con cui si procede. E c’è sempre il vulnus del ricorso ad esterni: possibile che tra i 1800 giornalisti Rai a parte Corrias e gli altri quattro indicati (Valentina Dello Russo, Cristina Bolzani, Frediana Biasutti e Paola D’Angelo, ndr), nessun altro interno sia in grado di ricoprire i ruoli che si vogliono dare a Merlo e Antonelli?”.
Secondo Siddi, così come è irrinunciabile la scelta di alte professionalità è “irrinunciabile anche il valore del patrimonio umano aziendale che abbiamo il dovere di tutelare e valorizzare sempre”. Il consigliere si dichiara fiducioso nel dg Campo Dall’Orto, “persona di grande visione e riflessione”, e quindi “credo che piloterà la Rai considerando tutti i valori in campo, le idee, i contributi operosi, avendo ben chiaro che la Rai è impresa e popolo. Il Cda è ancora datore di lavoro dei dipendenti Rai e la responsabilità di datore di lavoro”. E a sostegno del ruolo del Cda, Siddi ne sottolinea l’impulso al cambiamento: “spinge deciso verso di esso, sostenendo con forza perché, come avvenuto ieri, ci fosse unanimità sul parere positivo alle linee strategiche del Piano industriale”.
Quanto a Verdelli, “è un direttore-giornalista il cui datore di lavoro rimane il Cda, a cui spetta definire missione, strategie, interventi e responsabilità di spesa, piaccia o non piaccia. Non è un conflitto tra me e Verdelli e tra me e il direttore generale, ma ritengo – conclude Siddi – che questa sarà l’occasione per affinare e fare la messa a punto di un motore che sollecitato in più direzioni ha, però, generato un corto circuito nella scheda elettronica…”. (Agi)
Fnsi e Usigrai: “Decideremo come reagire a questo insulto”
ROMA – “Ancora una infornata di esterni. Altro che nuova Rai”. Fnsi e Usigrai denunciano, infatti, che “se fosse approvata la proposta di nominare due nuovi vicedirettori e un caporedattore nella direzione editoriale saremmo alla riproposizione di vecchi metodi. I vertici del servizio pubblico erano arrivati annunciando innovazione e riforme, invece stiamo assistendo soltanto all’occupazione di poltrone e a spese aggiuntive sul bilancio della Rai”.
“Ma prima di guardare fuori – si chiede il Sindacato dei giornalisti – hanno cercato dentro la Rai? Certamente no. Senza nulla togliere alla professionalità dei giornalisti proposti, è indiscutibile che non abbiano alcuna esperienza sull’informazione radiotelevisiva. È evidente il disprezzo per chi nel Servizio Pubblico crede ed è cresciuto. Insieme con le redazioni decideremo come reagire a questo ennesimo insulto, nel caso in cui si procedesse con le nomine proposte. E lo faremo coordinandoci anche con le altre organizzazioni dei lavoratori della Rai”.