Interrogazione del deputato Alfredo D’Attorre (Pd) che chiede l’intervento del Governo

Il caso “l’Ora della Calabria” in Parlamento

Ora della Calabria

Alfredo D’Attorre

Alfredo D’Attorre

ROMA – La brutale sospensione delle pubblicazioni de “l’Ora della Calabria” finisce in Parlamento e sarà oggetto di discussione a Montecitorio. Il deputato Alfredo D’Attorre (Pd) ha, infatti, presentato un’interrogazione a risposta orale al presidente del Consiglio dei ministri e ai ministri del Lavoro e dello Sviluppo economico chiedendo l’intervento del Governo sullo stop delle pubblicazioni del quotidiano calabrese.
“Il 18 febbraio – ricorda D’Attorre – scoppia il caso relativo all’Ora della Calabria, giornale edito dalla società C&C e diretto da fine dicembre da Luciano Regolo. In quella data il giornale si prepara a pubblicare in prima pagina la notizia di un’indagine della magistratura di Cosenza che coinvolgerebbe Andrea Gentile, figlio del senatore, in carica, Tonino Gentile. In quella stessa serata, come poi riportato da tutti gli organi di informazione, Andrea Gentile contatta, via sms, l’editore Alfredo Citrigno «ringraziandolo per quello che farà (cioè,  in sostanza caldeggiando la non pubblicazione della notizia).
A tardissima serata lo stampatore Umberto De Rose, già presidente regionale di Confindustria Calabria e attuale presidente della Fincalabra Spa, finanziaria della Regione Calabria, telefona all’editore Alfredo Citrigno parlando a nome della famiglia Gentile e chiedendo di non pubblicare la notizia. Il dato di fatto è che alla fine di quella giornata il giornale non va in edicola. Lo stampatore adduce il motivo ad elemento tecnico, il guasto alla rotativa,  ma la coincidenza con quella telefonata suscita non poche ombre sull’episodio”.
“All’indomani – spiega D’Attorre – il direttore dell’Ora della Calabria, Luciano Regolo, in  una conferenza stampa denuncia l’aggressione alla libertà di stampa e il tentativo di censura ai danni del giornale. Il clamore mediatico che ne segue impedisce al senatore Gentile di rimanere al posto di sottosegretario, appena nominato, nel governo Renzi e la Procura di Cosenza apre un’inchiesta; Qualche giorno dopo, nonostante il consistente aumento di vendita delle copie registrato dall’inizio dell’anno, la società editoriale C&C viene messa in liquidazione a causa di una serie di difficoltà economiche. L’editore Citrigno indica come liquidatore il commercialista Giuseppe Bilotta con il compito di gestire l’ordinario e di raccogliere proposte di acquisto della testata”.
Nell’interrogazione, il deputato del Pd evidenzia che “arriva una proposta di acquisto dietro la quale si celerebbe lo stesso stampatore De Rose mentre all’assemblea dei giornalisti dell’Ora della Calabria, che ha presentato anch’essa manifestazione di interesse all’acquisto, non viene nemmeno concesso il tempo per visionare la contabilità della società in liquidazione. Questo elemento accompagnato alla preoccupazione per le spettanze economiche avanzate, induce la stessa assemblea dei giornalisti a proclamare lo stato di agitazione e a preannunciare un pacchetto di 10 giorni di sciopero. Questa protesta – sottolinea D’Attorre – nasce con obiettivo di evitare che la testata non finisca nelle mani di colui che aveva tentato di censurare la notizia su Gentile e di avere precise garanzie sulle spettanze economiche dei dipendenti, in totale circa 70 tra giornalisti, poligrafici e amministrativi”.
“È lo stesso direttore Regolo, che in poco tempo aveva fatto aumentare del 30 per cento la vendita delle copie del giornale, a denunciare – aggiunge D’Attorre – le «manovre» intorno al giornale. Il 17 aprile, dopo l’ennesimo infruttuoso incontro tra il Comitato di redazione dei giornalisti, accompagnato dal segretario regionale del sindacato dei giornalisti Carlo Parisi, e il liquidatore Bilotta, l’assemblea dei giornalisti dell’Ora proclama tre giorni di sciopero. Il 18 aprile, primo giorno di sciopero dei giornalisti, il liquidatore Bilotta comunica l’interruzione delle pubblicazioni dell’Ora della Calabria in versione cartacea e anche l’oscuramento del sito internet del giornale, sito che tra l’altro non è intestato alla società editrice”.
“Il direttore Luciano Regolo – ricorda ancora il parlamentare – definisce le decisioni del liquidatore come una palese e brutale ritorsione, che viola la libertà di stampa, il diritto al lavoro e anche il diritto di sciopero costituzionalmente garantito. A sostenere la protesta dei giornalisti dell’Ora di Calabria interviene anche il sindacato regionale dei giornalisti che, a sua volta, denuncia varie irregolarità commesse nella fase della liquidazione. Il segretario del sindacato regionale dei giornalisti Carlo Parisi, affiancato anche dalla Federazione Nazionale della Stampa-Fnsi attraverso le parole del segretario nazionale Franco Siddi, si rivolge alla magistratura chiedendo di fare chiarezza sull’intera vicenda, di fare luce sulla legittimità delle procedure adottate dal liquidatore e chiedendo l’affidamento temporaneo della testata dell’Ora della Calabria agli stessi giornalisti”.
“Lo stesso sindacato – sottolinea il parlamentare – si è fatto promotore di un  tavolo di confronto presso la prefettura di Cosenza con tutte le parti, tavolo che dovrebbe partire nei prossimi giorni (venerdì alle ore 11, ndr). Il 23 aprile il liquidatore mette tutti i giornalisti dell’Ora in ferie forzate per 15 giorni (laddove però ferie le può stabilire solo il direttore del giornale) e comunica l’avvio delle procedure di licenziamento collettivo per i circa 70 dipendenti della società (giornalisti, poligrafici, amministrativi). Da quel giorno i giornalisti dell’Ora hanno «occupato» la sede centrale del giornale a Cosenza con  presidi anche in altre redazioni”.
Poiché – secondo D’Attorre – “si tratta di una vicenda a dir poco inquietante che non può passare sotto silenzio”, Alfredo D’Attorre chiede al presidente del Consiglio dei ministri e ai ministri del Lavoro e dello Sviluppo economico “se il Governo è a conoscenza di tale situazione e quali iniziative intenda assumere, con la massima urgenza, per garantire innanzitutto il diritto costituzionalmente garantito della libertà di stampa nonché tutte le prerogative in capo ai lavoratori dell’Ora di Calabria soprattutto se il caso viene rapportato al complesso e difficile contesto in cui si trovano a dover operare”.
Domenica scorsa il ministro agli Affari regionali, Maria Carmela Lanzetta, aveva fatto visita alla redazione centrale occupata dell’Ora della Calabria, a Rende,  garantendo il suo personale impegno affinché sulla vicenda ci sia la massima attenzione da parte delle istituzioni nazionali. Un segnale importante, aveva rilevato il direttore Luciano Regolo, “soprattutto perché si collega al senso dell’intervento del segretario della Federazione Nazionale della Stampa (Fnsi), Franco Siddi e del vice segretario Carlo Parisi che, nella loro recente visita in redazione, hanno parlato della necessità di parlare al sottosegretario all’Editoria, Luca Lotti, dell’eventualità che in regioni problematiche come la Calabria si pensi a un finanziamento pubblico per tutte quelle testate che garantiscono la pluralità dell’informazione e la libertà del pensiero”.

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